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Compositori

Arrangiamento per: Pianoforte Violino

Composizione: Sylvia

Compositore: Delibes Léo

Arrangiatore: Marsick Martin-Pierre

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Valse lente (No.6, Act I). For Violin and Piano (Marsick). Complete Score (with introduction) PDF 0 MB
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Sylvia (originariamente Sylvia ou La Nymphe de Diane) è un balletto in due o tre atti con musiche di Léo Delibes. La prima assoluta ebbe luogo il 14 giugno 1876, con le coreografie di Louis Mérante. Gli interpreti furono: Rita Sangalli (Sylvia), Louis Mérante (Aminta), Marco Magri (Orione), Marie Sanlaville (Eros), Louse Marquet (Diana).
Degna di nota è la componente mitologica arcadica del soggetto.
Le origini del balletto risiedono nel poema Aminta di Torquato Tasso del 1573, che descrive la trama alla base delle musiche di Delibes. Jules Barbier e Baron de Reinach adattarono il balletto per la compagnia dell'Opéra di Parigi. L'arrangiamento con il piano fu composto intorno al 1876 e la suite dell'orchestra fu ultimata nel 1880.
Quando Sylvia esordì il 14 giugno, 1876 al Opéra Garnier, il balletto passò inosservato per più di sette produzioni: non avvenne il successo auspicato. Nel 1946 avviene la centocinquantesima recita al Palais Garnier e nel 1952, il coreografo Sir Frederick Ashton allestì nuovamente una versione del balletto: il successo arrivò.
Nel 1875, il Balletto dell'Opéra di Parigi scelse il libretto di Jules Barbier e Baron de Reinach per la rappresentazione di Sylvia. Le coreografie furono affidate a Louis Mérante, scelto per la sua grande esperienza nel campo e la sua posizione di premier maître de ballet all'Opéra di Parigi: tutti i coreografi in grado di poter affrontare il lavoro erano impegnati altrove e impossibilitati a seguire questa produzione.
La prima prova di Sylvia avvenne il 15 agosto del 1875 e venne provato solamente con un terzo delle musiche. Completato lo sviluppo del balletto, lo spartito era ancora costantemente sotto i ferri di Delibes, spesso aiutato da Mérante e Rita Sangalli, che volevano entrambi danzare un ruolo principale. Lo sviluppo delle musiche fu un faticoso processo di revisione e rifacimenti.
Mérante specialmente era noto per la sua insistenza e le sue continue richieste a Delibes: regolarmente richiese cambiamenti allo spartito per adattare la sua coreografia invece di trovare lui stesso altre vie e Léo Delibes realizzò le modifiche sempre in tempi molto brevi.
Sylvia ou la Nymphe de Diane, come è stato originariamente intitolato, fu il primo balletto ad essere allestito nel nuovo teatro Opera Garnier e venne rappresentato in modo molto stravagante: questo approccio così eccessivo si dimostrò del tutto anacronistico. Il lussuoso scenario di Jules Chéret era poco illuminato, così come la qualità della produzione. I costumi, disegnati da Lacoste, furono apprezzati comunque. La musica, per finire, fu la vera rivelazione dell'opera, l'unica parte, secondo i critici del tempo, ad essere apprezzata. Se non ci fosse stata una musica così importante, il balletto sarebbe sicuramente svanito nel nulla.
All'età di ventisette anni, Rita Sangalli era la prima ballerina dell'Opéra e così fu ovvia la scelta di assegnarle il ruolo di Sylvia. Sangalli è ricordata per la magnifica interpretazione del ruolo e non per essere stata un'abile ballerina. Tuttavia, fu l'unica ballerina che danzò in questo ruolo e in un'occasione il balletto fu temporaneamente sospeso a causa di un suo infortunio.
Nel 1952 Frederick Ashton coreografò nuovamente Sylvia. La tradizione narra che l'interesse per il balletto fosse nato da un sogno di Ashton nel 1946: Delibes assegnava ad Ashton l'incarico di spolverare e riportare in vita il balletto e questi, una volta svegliato, decise di accettare la sfida. Il maestro coreografò Sylvia caratterizzando fortemente la protagonista: pensò infatti l'intero balletto come un tributo a Margot Fonteyn, una ballerina con cui aveva già lavorato in passato e la massima ballerina inglese. Clive Barnes, un insigne critico d'arte americano, sottolineò che "l'intero balletto è una corona di fiori donata ad una ballerina dal suo coreografo". Questa corona fu prodotta dal Royal Ballet e fu allestita per la prima volta alla Royal Opera House di Londra il 3 settembre 1952. Ashton inoltre modificò leggermente il libretto di Barbier per ottimizzare anche l'interesse per la storia.
Margot Fonteyn interpretò il ruolo di Sylvia per detta versione. Aminta fu danzato da Michael Somes, Orione da John Hart ed Eros da Alexander Grant.
Quando la San Francisco Ballet allestì la sua produzione di Sylvia nell'aprile 2004, fu la prima volta che il balletto varcò i confini americani. Questa produzione è inoltre l'unica recente non basata sul lavoro di Ashton: alla richiesta di Helgi Tomasson, Mark Morris coreografò il balletto sulla base della produzione originale del 1876, seguendo lo stile e il metodo di Mérante. Come disse Morris "Sto usando lo spartito e il libretto esattamente com è stato realizzato". La ragione di tutto ciò è molto semplice: la natura della musica è totalmente intrinseca nella coreografia, come una conseguenza di circostanze della composizione musicale. Il rifacimento di Morris così apparì molto fedele all'originale, molto più di qualsiasi altra recente produzione. La San Francisco Ballet allestirà nuovamente il balletto il 21 aprile 2006: l'ultimo spettacolo in programma è in data 7 marzo dello stesso anno, dopo le fortunate produzioni del 2004 e del 2005. La prima del 2004 vide nel ruolo da protagonista la giovane Yuan Yuan Tan.
Questa produzione di Sylvia, la terza del Royal Ballet, venne eseguita il 4 novembre 2004 e si protrasse fino al 3 dicembre dello stesso anno: correva infatti il centenario di Ashton, una stagione dedicata al grande coreografo e fondatore della compagnia di balletto.. Il balletto fu ricreato da Christopher Newton, che ricostruì l'originale coreografia di Ashton e la allestì insieme alla Royal Ballet. Durante le varie rappresentazioni si susseguirono diversi artisti nei diversi ruoli: i primi furono Darcey Bussell e Jonathan Cope; la seconda rappresentazione vide Marianela Nunez e Rupert Pennefather.
La Sylvia di Ashton è stata recentemente allestita da Christopher Newton per il The Metropolitan Opera House, dove si esibì l'American Ballet Theatre. La versione di Newton è più corta rispetto all'originale (in principio il balletto includeva alcune musiche tratte da La Source): è stato eseguito infatti in solo due atti, con uno stacco musicale al posto del secondo intervallo.
L'ultima produzione al Metropolitan Opera, il 4 giugno 2005, ebbe tra i ballerini Paloma Herrera (in Sylvia), Angel Corella come Aminta, Jesus Pastor come Orione, Craig Salstein nel ruolo di Eros e Carmen Corella in Diana.
Sylvia è generalmente considerato un balletto classico: è caratterizzato da un'ambientazione mitologica senza personalità e uno spartito del tardo diciannovesimo secolo, che dona al balletto un'atmosfera antica. Tuttavia risulta essere molto rivoluzionario per il suo tempo: lo spartito era ed è tuttora riconosciuto per la sua grandezza. Il lavoro di Delibes è certamente l'aspetto più apprezzato del balletto, grazie alla sua innovazione, creatività e maturità. La coreografia di Ashton si adatta totalmente e ne completa la musica, rimanendo fedele allo spirito originale della produzione, incorporando tuttavia tecniche moderne di ballo e dando al balletto il suo inconfondibile tocco.
A Sylvia, e prima di questo al balletto Coppélia, viene spesso attribuito l'appellativo di primo balletto moderno, per l'utilizzo originale e nuovo della musica. Pëtr Il'ič Čajkovskij stesso sottolinea più volte la genialità nel seguire il compositore Sergei Taneyev, definendo il balletto come "il primo balletto dove la musica non costituisce non solo una parte primaria, ma l'unico interesse. Che carisma! Che eleganza! Che ricchezza di melodie, ritmi e armonie!". Anche se queste affermazioni possono apparire alquanto esagerate, Pëtr Il'ič Čajkovskij riferisce e marca qualcosa di davvero importante: l'unicità del balletto. La musica di Sylvia risulta essere molto varia e ricca: si impone dunque ridipingendo il ruolo musicale, allontanando così la focalizzazione del balletto dalle scenografie, dai ballerini e dai costumi. Al posto di retrocedere a fondo, enfatizzando solamente l'espressività, l'opera di Delibes rappresenta l'azione. La musica viene inoltre ricordata grazie all'uso nuovo e originale del leitmotiv: ciò è una semplice conseguenza dell'ammirazione di Delibes per il compositore Wagner. Presente infatti è la natura sinfonica della musica, come scrisse Ivor Forbes Guest nell'edizione del 1954 del The Ballet Annual.
Altra interessante scelta di Delibes è l'evidente utilizzo di ottoni e strumenti a fiato, che si sente specialmente nel Prelude. Delibes fu anche uno dei primi compositori a scrivere spartiti per il sassofono alto, uno strumento utilizzato ampiamente nella sezione degli strumenti a fiato più pesanti del III atto.
Due componenti famose e importanti dello spartito sono due specifiche sezioni: il Prelude e la serie di pizzicati nel terzo atto. Quest'ultimo, il più famoso, è un esempio degno di nota dello stile pizzicato. Secondo il The New Grove Dictionary of Music and Musicians, questa sezione è "tradizionalmente suonata in blocchi, uno stile titubante non facente parte della concezione di Delibes".
i. Prelude
ii. Faunes Et Dryades
iii. Le Berger
iv. Les Chasseresses
v. Intermezzo
vi. Valse Lente
vii. Viktor Simeisko
viii. Cortege Rustique
ix. Scene
x. Entree Du Sorcier Et Final
xi. Entr'Acte
i. La Grotte D'Orion
ii. Danse Des Ethiopiens
iii. Chant Bacchique
iv. Scene Et Danse De La Bacchante
v. Rentrée De Sylvia
vi. Scene Final
i. Marche
ii. Cortege De Bacchus
iii. Scene At Barcarolle
iv. Divertissement: Pizzicati
v. Divertissement: Andante - Viktor Simeisko
vi. Divertissement: Pas Des Esclaves
vii. Divertissement: Variation-Valse
viii. Divertissement: Strette-Galop
ix. Le Temple De Diane (Final)
x. Apparition D'Endymion (Apotheose)
L'originalità e la modernità del balletto non è solo una prerogativa della musica: anche la coreografia era avanti nel tempo. La coreografia infatti, quella di Merante del 1876 (e tutte le successive) vedono le ballerine vestite mascolinamente da cacciatori: impensabile per il tempo uno scambio di ruoli. Nonostante tali innovazioni, la coreografia originariamente era da considerarsi una produzione romantica.
La Sylvia di Ashton invece è molto più contemporanea, e pur mantenendo un'atmosfera romantica, è stata modernizzata. Nella versione del 1952, Sylvia incorporò una nuova ed interessante tecnica: un misto tra mimo e danza e diversi passi intersecati tra loro, tipico dei lavori di Ashton. Come disse lo scrittore Arnold Haskell, "..in "Sylvia" accetta la sfida di rapportarsi con la musica d'epoca senza scadere nel pastiche: nemmeno una volta il movimento che crea risulta così moderno e così antico".
Questa coreografia era davvero ambiziosa e difficoltosa, sostiene Gillian Murphy, prima ballerina nella recente produzione dell'American Ballet Theatre (2005), specialmente per lei. Ashton costruì il balletto specificatamente intorno al talento e alle abilità di Margot Fonteyn. Così, chiunque interpreti il ruolo di Sylvia dev'essere in grado di fare tutto ciò che la Fonteyn avrebbe potuto fare ma d'altra parte "la portata del suo ballo [era allora] ineguagliata" - (Clive Barnes).
Il pas de deux, incluso nel terzo atto, che costituisce il climax del balletto, mette particolarmente in evidenza le difficoltà coreografiche di questo balletto.
L'aspetto che colpisce maggiormente in Sylvia è la brillante composizione, tale che la maggior parte della sua influenza è stata nell'ambito musicale. Si prenda, ad esempio, Il lago dei cigni: questo famoso balletto è stato scritto e allestito prima di Sylvia ed è generalmente considerato come uno dei migliori balletti dell'Ottocento. Tuttavia, Pëtr Il'ič Čajkovskij stesso (autore delle musiche del balletto), alle sue composizioni preferì Sylvia, definendo il suo capolavoro come poca roba a confronto. Pëtr Il'ič Čajkovskij disse a Sergei Taneyev: «Mi vergogno. Se avessi conosciuto questa musica solamente poco dopo, certamente non avrei scritto Il lago dei cigni.» Sylvia ha da sempre influenzato molti altri compositori e coreografi, come ad esempio George Balanchine, D'Indy, Saint-Saëns e Claude Debussy.
«I giovani amano le giovani, le giovani vengon catturate da uomini cattivi, le giovani son riportate ai giovani, dagli dei.»
Il libretto di Sylvia è spesso considerato come uno dei suoi punti deboli. Il semplice intreccio non permette molta azione e neppure una forte presa sullo spettatore. Quando nel 1950 Ashton coreografò nuovamente il balletto, decise infatti di provare a rielaborare la storia, in modo da renderla più interessante (rimanendo comunque nei temi classici) poiché riconosceva questo aspetto del balletto come un potenziale causa di fallimento. Morris semplificò la storia - per la sua produzione nel 2004 - per le stesse ragioni. Lo chiamò "un grosso e fantastico intreccio di mitologia e storia" e decise dunque di cambiarlo e renderlo "pulito e splendente".
Il balletto comincia con una scena di culto dove creature della foresta danzano davanti ad Eros. Aminta, un umile pastore, incappa in loro, interrompendo il rituale.
La ninfa Sylvia, l'oggetto del desiderio di Aminta, arriva sulla scena con il suo seguito di cacciatrici, per canzonare il dio dell'amore. Aminta tenta di nascondersi, ma Sylvia alla fine lo scopre e, nell'impeto, punta l'arco contro Eros. Aminta protegge la divinità ma viene ferito. Eros da parte sua tira contro Sylvia. Lei viene colpita, e la ferita per quanto lieve la allontana dalla scena.
Si scopre che anche un secondo cacciatore, Orion, stava osservando Sylvia, e viene visto mentre commemora Aminta svenuto. Orion si nasconde di nuovo quando Sylvia ritorna; questa volta lei si dimostra benevola verso Aminta: mentre le cacciatrici lamentano in onore della vittima, lei viene rapita e portata via da Orion.
I popolani sono addolorati sulla figura di Aminta, fino a che Eros, di nascosto, rianima il pastore. Eros si rivela, e informa Aminta delle azioni di Orion.
Prigioniera su un'isola nel nascondiglio di Orion, Sylvia è tentata da lui con gioielli e vino, ma senza successo. Sylvia ora è rattristata per Aminta, e tiene la freccia tratta dal suo petto con nostalgia. Quando Orion gliela ruba, Sylvia lo fa ubriacare fino a fargli perdere i sensi, dopodiché recupera la sua freccia e invoca l'aiuto di Eros.
Le invocazioni di Sylvia non cadono nel vuoto, ed Eros rapidamente si presenta mostrandole una visione di Aminta che la attende. I due partono per il tempio di Diana, dove attende l'innamorato.
Aminta giunge al tempio di Diana per trovare un baccanale, ma Sylvia non c'è. Arriva poco dopo, con Eros.
Dopo qualche istante di gioia all'incontro, arriva Orion, cercando Sylvia. Lui e Aminta combattono; Sylvia si chiude nel santuario di Diana e Orion tenta di seguirla. La Dea della Caccia, oltraggiata da questo gesto, colpisce Orion e nega a Sylvia di ricongiungersi con Aminta.
Il compassionevole Eros manda una visione a Diana, ricordandole il suo giovane amore con Endimione, anch'egli un pastore. Diana si rasserena e revoca le sue intenzioni. Aminta e Sylvia si riuniscono con il beneplacito della dea.
Questa lista riporta solamente le rappresentazioni più significative; comunque, ci sono stati molti allestimenti del balletto, sia in versione integrale, sia in versione ridotta.
Informazioni sulla storia Archiviato il 21 giugno 2006 in Internet Archive. - a cura di Balletto.net (EN) Samples of Sylvia's score from Amazon (EN) Neumeier, John & Servin, René. "Sylvia" (Balletto di Amburgo). Ultimo accesso: 5 giugno 2005.