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Compositori

Arrangiamento per: Orchestra

Composizione: Erlkönig

Compositore: Schubert Franz

Arrangiatore: Liszt Franz

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For Theater Orchestra (Liszt and Roberts). Condensed Score and Parts PDF 18 MB
Wikipedia
Il re degli elfi (titolo originale tedesco: Erlkönig) è un Lied di Franz Schubert (D 328) sui versi dell'omonima ballata di Johann Wolfgang von Goethe, musicato nel 1815.
Fu eseguito per la prima volta in pubblico da Johann Michael Vogl il 7 marzo 1821 al Theater am Kärntnertor di Vienna.
Il Lied contiene diversi temi cari al romanticismo: il soprannaturale, la notte e la natura, i sentimenti più intimi, la morte.
I versi narrano di un padre che, galoppando nella notte, cerca di portare in salvo il figlio malato. Delirante e spaventato, il bambino è convinto di vedere e sentire il re degli elfi che vuole rapirlo. Questi dapprima cerca di convincere il bimbo a seguirlo con le promesse più disparate, poi vista l'inutilità dei suoi tentativi, decide di ricorrere alla forza. Il padre, estremamente in ansia per suo figlio, cerca di rassicurarlo, dando una spiegazione più concreta alle sue visioni (la nebbia, il fruscio del vento tra le foglie degli alberi, dei vecchi salici). Giunto a casa, il padre si accorge che il piccolo è morto tra le sue braccia.
Secondo la mitologia del Nord Europa, il re degli elfi era una figura malvagia che appariva danzando con i suoi sudditi nelle foreste nordiche durante la notte, e simboleggiava la morte.
Nella scrittura pianistica, Schubert riesce a rendere perfettamente l'idea del galoppo incessante e disperato. L'esecuzione richiede impegno sia al pianista, che durante tutto il brano deve imitare incessantemente la folle cavalcata, mantenendo il tempo, sia al cantante, a cui spetta il non facile compito di impersonare quattro personaggi diversi (il padre, il re degli elfi, il figlio e un narratore che descrive l'ambientazione) con le relative emozioni.
Il Lied fu in seguito ripreso e arrangiato con strumentazioni differenti da altri autori, tra cui Franz Liszt (che ne produsse sia una trascrizione per pianoforte solo, divenuta uno dei suoi cavalli di battaglia, che una per orchestra e voce), Hector Berliosz e Max Reger (entrambi per orchestra e voce). Famigerata inoltre la trascrizione per violino solo di Heinrich Ernst, del 1854, che va sotto il nome di Grand Caprice für Violine allein, Op. 26, considerata "l'apice della tecnica violinistica"; caratteristica di quest'ultima trascrizione è la polifonia estrema, poiché un violino solo deve interpretare il bimbo febbricitante, il padre, il Re degli Elfi (ciascuno con una coloratura specifica), ma allo stesso tempo anche l'accompagnamento di pianoforte. Il pezzo fa uso intensivo di accordi a due, tre e persino quattro voci (rarissimi nella letteratura violinistica), armonici artificiali e passaggi in pizzicato.
Goethe si è ispirato per questo lied da un fatto di cronaca realmente accaduto, cioè di un figlio morto mentre il padre cercava di arrivare a un villaggio abitato; secondo quel giornale il bambino delirante diceva di essere inseguito dall'Erlkonig.