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Leone Sinigaglia

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12 Variations on a Theme by Franz Schubert, Op.19 (12 Variazioni su un tema di Franz Schubert, Op.19)
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«E allora, si può passare davanti all'opera di un maestro come Leone Sinigaglia distratti e indifferenti? La chiarezza, l'ordine, la solidità delle sue partiture, gli attributi che i musicisti moderni si sforzano di avere e che sono tornati tanto in onore nell'arte musicale d'oggi, contribuiscono le testimonianze sicure di una indubbia personalità artistica. Non di un genio? E soltanto i geni vanno celebrati? Fuori e lontana dal piano dell'arte d'oggi? E non saremo anche noi fuori e lontani da quella dell'arte di domani? Del resto, Leone Sinigaglia, dal proprio tempo si è già affacciato all'avvenire. C'è qualche sua opera che ha corso e corre con fortuna il mondo della musica. Vi dimenticate la brillante ouverture delle "Baruffe Chiozzotte" e le "Rapsodie piemontesi"? E le sue raccolte di canti popolari italiani? Sono fra le più belle e le meglio conservate nella loro genuinità originale, pur rivestite armonicamente, come sono, in modo squisito, con una eleganza rarissima. E sono del folclorismo non sofisticato, che chiunque può desiderare ed accogliere; non di quello che, lambiccato e i filtri della nova estetica cerebralissima, fa le spese di tante musiche d'oggi, così misere, così bastarde ed inutili»
Leone Sinigaglia (Torino, 14 agosto 1868 – Torino, 16 maggio 1944) è stato un compositore italiano di origine ebraica, vittima dell'Olocausto.
Secondogenito di Abramo Alberto Sinigaglia ed Emilia Romanelli, crebbe in una famiglia ebraica dell'alta borghesia torinese di fine Ottocento conoscendo le personalità più rappresentative del pensiero, delle arti e della scienza che al tempo vivevano in città, quali Galileo Ferraris, Cesare Lombroso, Leonardo Bistolfi. Appassionato di letteratura e di alpinismo fin dalla giovinezza, il giovane Sinigaglia alternava periodi di soggiorno in città con villeggiature nella località di Cavoretto, poco fuori della città, luogo che sarà molto importante per la sua ispirazione. Tra le prime prove compositive di questi anni torinesi rientrano la Romanza op. 3 per corno e quartetto d'archi (1888).
Dopo gli studi musicali di violino, pianoforte e composizione, fra l'altro con Giovanni Bolzoni e Federico Buffaletti, iniziò a viaggiare per studi: dopo aver soggiornato in varie città europee, dal 1894 risiedette a Vienna dove conobbe e divenne amico di Johannes Brahms, e dal compositore tedesco prese il gusto per la musica cosiddetta assoluta, studiando con Eusebius Mandyczewski. In questi anni nacquero molti Lieder e il Concerto per violino e orchestra op. 20. Dal 1900 fu a Praga a studiare strumentazione con Antonín Dvořák (fu forse l'amicizia con il Quartetto Boemo stretta a Vienna che lo condusse al compositore): da Dvořák imparò la capacità di immettere nelle strutture accademiche l'attenzione per il canto popolare.
A partire dal suo ritorno a Torino nel 1901 e per circa i dieci anni successivi, Sinigaglia trascrisse un'enorme quantità di canti popolari arcaici, circa 500, provenienti dalla tradizione orale, in gran parte raccolti dalla viva voce dei contadini sulla collina di Cavoretto. Arrangiò alcuni di essi in una versione per canto e pianoforte che molto risente del linguaggio della lirica da camera di area tedesca di fine Ottocento: nacquero così le Vecchie canzoni popolari del Piemonte (pubblicate inizialmente a Lipsia da Breitkopf & Härtel nel 1914 in numero di dodici, in due fascicoli, successivamente incrementate con un terzo e quarto fascicolo nel 1921 e con un quinto e sesto fascicolo nel 1927), per un totale di 36 canzoni. Accanto a questa raccolta, per la quale il nome di Sinigaglia è ricordato ancora oggi, altre sue composizioni del medesimo periodo recano la traccia di un profondo amore per l'anima musicale della sua regione, come ad esempio nella Rapsodia piemontese (1900), nelle due Danze piemontesi op. 31 (1905) e nella Suite per orchestra "Piemonte" (1909), lavori questi ultimi cui è strettamente legato il nome di Arturo Toscanini, il quale li eseguì frequentemente.
Altre pagine non connotate etnicamente scaturirono da questi anni felici: l'ouverture alle Baruffe Chiozzotte (1907), insieme alle opere piemontesi, furono eseguite da direttori del calibro di Wilhelm Furtwängler, Arturo Toscanini e John Barbirolli. Sul versante della musica cameristica vanno ancora ricordate le due sonate, rispettivamente per violoncello e pianoforte op. 41 e per violino e pianoforte op. 44, tutto sommato ancora legate all'universo sonatistico e cameristico mitteleuropeo ottocentesco.
La sua produttività diminuì progressivamente nei decenni successivi, mentre l'Europa musicale era attraversata da venti di grande cambiamento. La sua esistenza era destinata a concludersi in maniera tragica durante il secondo conflitto mondiale: l'origine ebraica lo rese oggetto delle persecuzioni della polizia fascista e poi di quella nazista che occupava Torino durante il 1944; al momento dell'arresto una sincope ne causò la morte.
La prima monografia al mondo dedicata alla vita e alle opere di Sinigaglia è di Gianluca La Villa e Annalisa Lo Piccolo: Leone Sinigaglia. La musica delle alte vette (Gabrielli Editori, 2012). [1]. Gli è stata dedicata una puntata di Wikimusic, Rai Radio 3, il 16 maggio 2020, per la ricorrenza del giorno della sua morte, di cui è autrice Cristiana Munzi, con la cura di Federico Vizzaccaro e Giovanna Natalini. https://www.raiplayradio.it/audio/2020/05/WIKIMUSIC---Leone-Sinigaglia-38bc9ceb-ce8f-43f2-b74c-cbb12d0b94e6.html