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Roberto Bracco (Napoli, 10 novembre 1861 – Sorrento, 20 aprile 1943) è stato un giornalista, scrittore e drammaturgo italiano. Fu amico intimo di alcuni dei maggiori esponenti dell'arte partenopea, tra i quali ricordiamo Gennaro Villani, Salvatore Di Giacomo e Francesco Cangiullo.
Figlio di Achille Bracco, architetto e illustratore, e di Rosa De Ruggero, nonché nipote del botanico Michele Tenore. Abbandonati gli studi iniziò a lavorare per una ditta di spedizioni finché Martino Cafiero lo convinse a collaborare per Corriere del mattino. Il suo esordio letterario avvenne il 6 gennaio 1879 con una breve novella intitolata Una parentesi. A partire da quella data iniziò un'intensa attività di cronista, inviato, giornalista, novelliere e poeta, firmandosi a partire dal 1881 con l'alias Baby. Successivamente, morto Cafiero nel 1884, collaborò a diversi altri giornali, tra cui Capitan Fracassa (1884-1888) e il Piccolo (1886-1888). Matilde Serao ed Edoardo Scarfoglio lo convinsero a collaborare per il Corriere di Napoli (dal 1 gennaio 1888 al 17 maggio 1892) in qualità di critico teatrale e musicale. Dopo una breve pausa, dal 22 ottobre 1892 seguì la Serao e Scarfoglio a Il Mattino.
La sua attività di giornalista lo avvicinò al mondo teatrale napoletano. Fu proprio l’attore Ermete Novelli a chiedergli una commedia, Non fare ad altri, che portò in scena il 22 dicembre 1886 al Teatro Sannazaro di Napoli. Sull’onda del successo riscontrato da questa sua prima opera continuò a scrivere per il teatro, sia commedie che drammi, che furono interpretati dai più famosi attori ed attrici dell’epoca: Maschere (con Ermete Zacconi, 1893), Una donna (con Tina Di Lorenzo, 1893), L’infedele (Compagnia Beltramo-Della Guardia, 1894), Il trionfo (con Ermete Zacconi, 1895), Don Pietro Caruso (con Emete Novelli, 1895), La fine dell’amore (Compagnia Leigheb-Reiter, 1896), Tragedie dell’anima (con Tina Di Lorenzo, 1899), Il diritto di vivere (con Ermete Zacconi, 1900), Sperduti nel buio (con Irma Gramatica, 1901), Maternità (con Tina Di Lorenzo, 1903), La piccola fonte (con Irma Gramatica, 1905; con Ruggero Ruggeri ed Emma Gramatica, 1906), I fantasmi (con Irma Gramatica, 1906), Il piccolo santo (con Ferruccio Garavaglia 1912; con Ruggero Ruggeri, 1914), L’Internazionale, (Tina Di Lorenzo, 1915), Ll’uocchie cunzacrate (Compagnia di Ernesto Murolo, 1916). Conobbe grande successo in Italia e all'estero.
Da Sperduti nel buio fu tratto nel 1914 l'omonimo film diretto da Nino Martoglio, considerato un precursore nel filone neo-realista del cinema italiano del secondo dopoguerra, e di cui lo stesso Bracco dichiarò di "riconoscere il perfetto risultato del lavoro cinematografico". Fu uno dei primi autori italiani a considerare il cinema come forma d'arte e a concedere la sua produzione teatrale per trasposizioni cinematografiche. Fu anche autore di soggetti originali per il cinema muto. Alcuni soggetti per il cinema, scritti durante il fascismo, non furono portati sullo schermo per la sua condizione di autore messo all'indice.
Fu anche autore di alcune canzoni di successo, tra queste: Salamelic (1882), Comme te voglio amà (1887), Tarantì tarantella (1889), Africanella (1894), Tarantella ntussecosa (1895) e Sentinella (1917).
Nel febbraio 1922 Roberto Bracco diede alle stampe il dramma I pazzi che subì una dura critica da parte di Adriano Tilgher che accusò Bracco di essere esponente del "teatro vecchio" in contrapposizione al "teatro nuovo" di Luigi Pirandello. Pochi giorni dopo intervenne Lucio D'Ambra, in difesa dell’amico, sostenendone l’onestà intellettuale. Ne seguì una polemica che durò due mesi con oltre duecento interventi. Tra questi anche una stroncatura da parte di Silvio D'Amico. Successivamente, in una lettera del 17 settembre 1925 Bracco confermò quanto scritto nel preambolo dell’opera, pensata già nel 1909 e scritta nel 1918, quindi precedente a Sei personaggi in cerca d'autore di Luigi Pirandello.
Poi la contrapposizione con Luigi Pirandello, da artistica, divenne ideologica: se Bracco parlamentare aderiva all’opposizione parlamentare e partecipava alla secessione dell'Aventino, Pirandello rendeva pubblica la sua adesione al fascismo con un telegramma pubblicato il 19 settembre 1924 su “L’Impero”, un mese dopo il ritrovamento del corpo di Giacomo Matteotti; se Bracco sottoscriveva il Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce e pubblicato il 1 maggio 1925, Pirandello sottoscriveva il Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile e reso pubblico il 21 aprile 1925.
Roberto Bracco, molto conosciuto e apprezzato all'estero, venne più volte candidato al Premio Nobel per la letteratura. Dalla desecretazione degli atti sappiamo che le candidature furono per gli anni che vanno dal 1922 al 1926. Nel 1922 Karl August Hagberg, traduttore di alcuni lavori di Bracco, redasse una lunga e dettagliata relazione. A causa delle sue posizioni di pacifista e di intransigente antifascista il governo italiano pose il veto sul suo nome e dopo il 1926 non fu più candidato.
Un fatto poco noto fa luce sulla qualità umana del drammaturgo napoletano, soprattutto in termini di dignità, stile e senso dell'onore.
«...trovare un modo pietoso per alleviare la vita che si spegne di quest’uomo di ingegno che ha avuto gravi torti ma non ha mai fatto nulla di male e se non ha tentato nulla per riparare i suoi errori non è stato per orgoglio ma per dignitoso riserbo, temendo di essere mal giudicato.»
«Eccellenza, per una serie di circostanze che sarebbe qui inutile precisare, mi è pervenuto con molto ritardo lo chèque di Lire diecimila da Lei inviatomi. (...) Una profonda e benefica commozione ha prodotto in me l'atto generoso da Lei compiuto con eleganza di gran signore e con una squisita riservatezza, in cui ho ben sentito la bontà e la comprensione di chi amorosamente e validamente vigila le sorti della famiglia artistica italiana. Ma la commozione profonda e benefica non deve far tacere la mia coscienza di galantuomo, la quale mi avverte che quel denaro non mi spetta.»
Roberto Bracco, che già nella sua opera L’Internazionale definiva la guerra "flagello" e "mostruosa", sottoscrisse, unico italiano insieme a Benedetto Croce, la Déclaration de l'indépendance de l'Esprit, proposta da Romain Rolland e pubblicata sul quotidiano socialista L'Humanité il 26 giugno 1919, appello ai "lavoratori dello Spirito" a ritrovare un’unione fraterna dopo cinque anni di odio e censura.
Si presentò alle elezioni del 6 aprile 1924 nelle liste promosse da Giovanni Amendola ed eletto nella circoscrizione Campania alla Camera dei deputati. Fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto nel 1925 da Benedetto Croce. Fu dichiarato decaduto dalla carica di deputato, insieme agli altri aventiniani, nella seduta del 9 novembre 1926.
Nel novembre del 1926, in seguito al fallito attentato a Mussolini del 31 ottobre, la casa di Roberto Bracco (come pure quelle di Benedetto Croce e Arturo Labriola) venne devastata dai fascisti e un suo lavoro inedito, La verità, dato alle fiamme e irrimediabilmente perduto. Qualche tempo dopo scampò ad un agguato.
Dopo tre anni di divieti da parte del regime fascista la sua amica e attrice Emma Gramatica ottenne il permesso di interpretare I pazzi. La rappresentazione del 18 giugno 1929 al Teatro Fiorentini di Napoli fu accolta con successo ma il 9 luglio al Teatro Eliseo di Roma fu interrotta da un’azione squadristica ad opera dei fascisti romani e l’opera mai più rappresentata nell’Italia mussoliniana.
Fu uno dei pochi intellettuali italiani che coerentemente non scese a patti col regime. L’ostracismo nei suoi confronti, voluto personalmente da Mussolini, si manifestò in varie forme: l’editore Mondadori rinunciò a pubblicare le sue opere, i problemi economici dovuti all’allontanamento dai palcoscenici, il divieto di espatrio. «Il manganello e l’olio di ricino gli parvero strumenti troppo vili per una rivoluzione. (…) Non patteggiò. Disdegnò gli allettamenti dell’Accademia d’Italia». Ritiratosi a Sorrento, malato e accudito dalla giovane moglie Laura si spense il 20 aprile 1943. Della sua morte fu dato scarsissimo rilievo sui giornali.
Proprio il dramma I pazzi, che gli costò l'ostracismo definitivo mentre era ancora in vita, fu la prima opera di Roberto Bracco ad essere rappresentata nell'Italia democratica. Il debutto avvenne il 6 febbraio 1947, al Teatro Olimpia di Milano, interpretato da Evi Maltagliati e Memo Benassi, preceduto da un discorso commemorativo tenuto da Sabatino Lopez. Subito dopo al Festival di Cannes 1947 fu presentato in concorso Sperduti nel buio, diretto da Camillo Mastrocinque.
Il 30 aprile 1956 il regista napoletano Vittorio Viviani, figlio di Raffaele, diresse La luce di Santa Agnese, presso il Piccolo Teatro di Napoli, protagonista Evi Maltagliati.
Il 1962 fu l'anno dedicato alla celebrazione del centenario della nascita di Roberto Bracco, seppure con un anno di ritardo per motivi organizzativi. La radio mandò in onda il 15 marzo 1962 Occhi consacrati (regia di Ottavio Spadaro, con Lilla Brignone e Aroldo Tieri). Il 19 maggio 1962, presente l'on. Giovanni Leone, il teatro di via Tarsia, recuperato dalle distruzioni belliche, venne inaugurato e ridenominato Teatro Bracco. Quella stessa sera Il Gruppo teatrale dell'ENAL di Napoli presentò Don Pietro Caruso. Infine il 26 ottobre 1962 fu la volta di Sperduti nel buio al Teatro del Convegno di Milano (regia di Enrico D'Alessandro, con Renzo Ricci).
Nel 1964 Maner Lualdi, per il Teatro delle Novità, portò in scena L’infedele e Don Pietro Caruso, sia in Italia che in tournée in America Latina.
La televisione italiana si occupò solo una volta di Roberto Bracco: i due atti unici Gli occhi consacrati e Il perfetto amore, per la rassegna Trent'anni di teatro italiano: 1900-1930, trasmessi il 2 luglio 1965, per la regia di Carlo Di Stefano.
Poi di nuovo l'oblio. A Casertavecchia, per «Settembre al borgo», l'8 settembre 1983 il regista Alessandro Giupponi presentò due atti unici: Don Pietro Caruso e Notte di neve.
Il cinquantenario della morte - 1993 - fu del tutto ignorato.
Per il decennale della riapertura del Teatro Bracco il 5 novembre 2009 l'Associazione "Gli Sbandati" aprì la stagione con Infedele, regia di Asteria Casadio. Successivamente il regista Giovanni Meola presentò L’Internazionale al Teatro Galleria Toledo di Napoli. Era il 29 ottobre 2014, a cento anni dalla prima rappresentazione e dallo scoppio della Grande Guerra, un testo definito «preveggente».
Dal 2012 viene assegnato il Premio Bracco nell'ambito di Sui Sentieri degli Dei, Festival dell'Alta Costiera Amalfitana.
L'8 giugno 2014, l'Associazione "La Carrozza d'Oro" di Scisciano (NA) chiude la rassegna Torrefazione Teatrale con lo spettacolo "Vite da Bracco" nel quale vengono ripresi i due atti unici "Lui Lei Lui" e "Non fare ad altri" per la regia di Pasquale Napolitano. Il 29 settembre dello stesso anno l'Associazione presenta il solo atto unico "Lui Lei Lui" per il 71º anniversario delle Quattro giornate di Napoli in collaborazione con l'Istituto Campano per la Storia della Resistenza, dell'Antifascismo e dell'Età Contemporanea "Vera Lombardi" presso il Salone della Biblioteca di Storia Patria di Napoli.
Nel 2017 le manifestazioni per il 74º anniversario delle Quattro giornate di Napoli sono state dedicate a Roberto Bracco. In occasione del 75º anniversario della morte, il 20 aprile 2018 la Fondazione Premio Napoli ha organizzato una giornata in ricordo di Roberto Bracco, nel corso della quale il Sindaco de Magistris ha scoperto una targa a via San Gregorio degli Armeni, nella casa natale dello scrittore.
Teatro, Milano-Palermo-Napoli, Sandron, 1905-1922, 11 vol.