Luigi Lablache
Méthode complète de chantWikipediaLuigi Lablache (Napoli, 6 dicembre 1794 – Napoli, 23 gennaio 1858) è stato un basso italiano.
Nacque a Napoli da genitori non italiani: il padre francese, il marsigliese Nicolas Lablache lasciò la sua patria nel 1791 per via della Rivoluzione francese (era un conte e commerciava con le Indie Orientali) e nel capoluogo campano sposò la madre, l'irlandese Francesca Bietach, altrimenti nata, secondo la discendente diretta Clarissa Lablache Cheer, a Napoli come Catherine Maria Francesca Bietagh da genitori irlandesi emigrati dapprima in Francia.
Rimasto orfano di padre in tenera età, Lablache fu cresciuto nella casa della Principessa di Avellino, che nel 1806 fece in modo di farlo entrare al Conservatorio della Pietà dei Turchini, dove studiò violino e contrabbasso.
Tra i suoi compagni di studi va citato il musicista Piero Maroncelli.
Nel teatro del conservatorio esordì nel 1809 nell'opera La contadina bizzarra di Giuseppe Castignace, ma pochi anni dopo fu cacciato dal conservatorio per averlo lasciato senza permesso per andare a suonare il contrabbasso a Salerno.
Le prime sue rappresentazioni avvennero nel modesto Teatro San Carlino di Napoli, in cui si esibiva in tanti personaggi da buffo napoletano. Ben presto i suoi successi su quel piccolo palcoscenico gli fecero giungere le proposte dai teatri d'Italia e d'Europa.
Dopo aver cantato a Palermo, debutterà alla Scala di Milano nel 1817 nel ruolo di Dandini ne
La Cenerentola di
Gioachino Rossini. Sarà interprete in alcune opere, tra cui: Elisa e Claudio di
Saverio Mercadante, L'esule di Granata di
Giacomo Meyerbeer (prima assoluta), La dama locandiera ossia L'albergo de' pitocchi di
Giuseppe Mosca,
La pietra del paragone di
Gioachino Rossini, Arrighetto di
Carlo Coccia,
L'occasione fa il ladro di Rossini, Amleto di Mercadante,
Il barbiere di Siviglia di Rossini nel ruolo di Don Bartolo (o di Don Basilio?), e molti altri.
Nel 1819 è Uberto in Agnese di Fitz-Henry di
Ferdinando Paër con Giuditta Pasta,
Marco Bordogni e Filippo Galli (basso) al Théâtre-Italien di Parigi.
Al Teatro San Carlo nel 1823 è Dandini ne La Cenerentola con Andrea Nozzari e Michele Benedetti (basso), Costanzo nella prima assoluta di Costanzo ed Almeriska di Mercadante con Giovanni David ed Assur in
Semiramide (Rossini) con
Giovanni Battista Rubini e nel 1824 il protagonista nella prima assoluta di Sansone di
Francesco Basili, nel 1825 Priuli in
Bianca e Falliero con Giuditta Grisi, canta nelle prime assolute di Amazilia di Pacini, Gl'italici e gl'indiani di
Michele Carafa, Sallustio nel grande successo di L'ultimo giorno di Pompei di Pacini, Danao in Ipermestra (Mercadante) ed Osmida in Didone abbandonata (Mercadante) e nel 1826 Mustafà ne La schiava in Bagdad di Pacini con Carolina Ungher, il conte Robinson ne Il matrimonio segreto, Uberto ne La forza del giuramento di Fioravanti, canta nelle prime assolute di Il solitario ed Elodia di
Stefano Pavesi, Filippo in Bianca e Gernando, Amur in
Elvida di Donizetti con Brigida Lorenzani ed Anfione in Niobe di Pacini ed il protagonista in Alahor in Granata di Donizetti.
Tra le innumerevoli rappresentazioni, nel 1827 cantò nel Requiem di Mozart ai funerali di Beethoven al cimitero di Währing a Vienna ed a Napoli è Leodato ne Gli arabi nelle Gallie di Pacini e Belmonte nell'insuccesso della prima assoluta di Margherita regina d'Inghilterra di Pacini, nel 1828 Murena nel successo della prima assoluta di
L'esule di Roma di Donizetti ed alla Scala canta nella prima assoluta di L'orfano della selva di Coccia.
Nel 1829 è Sigismondo nella prima assoluta di
Il giovedì grasso di Donizetti con Giovanni Pace al Teatro del Fondo di Napoli cantata anche al San Carlo dove è il protagonista delle prime assolute di Saul di Nicola Vaccai, I fidanzati di Pacini e Zarete ne
Il paria di Donizetti, Orosmane nell'insuccesso della prima assoluta di Zaira (Bellini) per l'inaugurazione del Teatro Ducale di Parma dove è anche Assur in Semiramide (Rossini) con Henriette Méric-Lalande e Figaro ne
Il barbiere di Siviglia (Rossini) con Domenico Reina ed il protagonista nella prima assoluta di Colombo di
Luigi Ricci.
Nel 1831 è Enrico VIII in
Anna Bolena (opera) con Eugenia Tadolini nel Her Majesty's Theatre ed al Théâtre-Italien dove tiene un concerto con
Maria Malibran, Wilhelmine Schröder-Devrient e Rubini.
Nel 1832 è Ilario in Adelaide e Comingio di Fioravanti al Théâtre-Italien ed Enrico VIII in Anna Bolena con Giuseppina Ronzi de Begnis al San Carlo dove è Ircano nelle prime assolute di
Sancia di Castiglia di Donizetti e della cantata scenica Il felice imeneo di Pacini.
Nel 1833 canta nelle prima assolute di Pacini di Gli elvezi ovvero Corrado di Tochemburgo, di Irene ossia L'assedio di Messina e nell'insuccesso di Fernando duca di Valenza e la cantata Gli aragonesi a Napoli di Placido Mandanici ed il protagonista di
Guglielmo Tell (opera) al San Carlo ed il protagonista in Don Giovanni con la Malibran al Théâtre-Italien.
Nel 1834 al San Carlo è Arnoldo nella prima assoluta di La figlia dell'arciere di Coccia, Daniele Capuzzi in Zampa di
Ferdinand Hérold con Fanny Tacchinardi Persiani e Lorenzo Salvi ed Ordamante ne I normanni a Parigi ed al Teatro degli Avvalorati di Livorno Geronimo ne Il matrimonio segreto con Gilbert-Louis Duprez e Figaro ne Il barbiere di Siviglia.
Nel 1835 al Théâtre-Italien è Sir George Walton nel successo della prima assoluta di
I puritani con Giulia Grisi cantata anche al Her Majesty's Theatre, il protagonista nella prima assoluta di
Marin Faliero (opera) con Enrico Tamberlik portata anche al Royal Opera House, Covent Garden di Londra, Don Giovanni e Belcore ne
L'elisir d'amore al San Carlo ed Oroveso in
Norma (opera) al Théâtre-Italien.
Nel 1837 è Lord Gualtiero Valton ne I puritani al San Carlo, Guillaume nella prima assoluta di Malek-Adel di
Michele Costa (portata anche nell'Her Majesty's Theatre) ed Ildebrando nella prima assoluta di Ildegonda di Marco Aurelio Mariani al Théâtre-Italien e nel 1838 il protagonista nella prima assoluta di Falstaff di
Michael William Balfe diretto da Costa nell'Her Majesty's Theatre.
Nel 1839 è Dulcamara ne
L'elisir d'amore ed Alfonso IV in Ines de Castro di
Giuseppe Persiani (cantato anche nell'Her Majesty's Theatre nel 1840) al Théâtre italien de Paris e Walter Fürst in Guglielmo Tell nell'Her Majesty's Theatre.
Nel 1842 è Boisfleury in
Linda di Chamounix con
Loïsa Puget, Marietta Brambilla, Giovanni Matteo De Candia ed il fratello Federico Lablache al Théâtre-Italien.
Nel 1843 è il protagonista della prima assoluta di
Don Pasquale al Théâtre-Italien cantato anche nell'Her Majesty's Theatre.
Nel 1847 è Sulpice ne La Fille du régiment con
Jenny Lind e Massimiliano Moor nella prima assoluta di
I masnadieri (Verdi) diretto dal compositore nell'Her Majesty's Theatre.
Nel 1849 canta il Requiem (Mozart) con Pauline Garcia-Viardot ai funerali di
Fryderyk Chopin nella Chiesa della Madeleine di Parigi.
Nel 1850 è Calibano nella prima assoluta di La tempesta di
Fromental Halévy direttao da Balfe con Filippo Colini nell'Her Majesty's Theatre cantato anche nel 1851 al Théâtre-Italien dove è il barone Acetosa nella prima assoluta di Le tre nozze di Giulio Eugenio Abramo.
Si esibì regolarmente, fino a tutto il 1856, nelle stagioni operistiche di Parigi e di Londra; fu uno dei pochi cantanti che rimasero fedeli al Lumley e al His Majesty's Theatre, dopo l'apertura del nuovo Covent Garden di Londra, di cui entrò a far parte solo nel 1854.
Famose le sue interpretazioni di Leporello (Don Giovanni di Mozart), Bartolo (Il barbiere di Siviglia) e Baldassarre (
La favorita, Donizetti).
Per un certo periodo di tempo fu maestro di canto della Regina Vittoria ed ebbe modo di scrivere un suo trattato di canto Méthode de chant (Metodo di canto), che non aggiunse nulla alla sua fama. Frederick, il figlio maggiore, fu anche lui cantante. La figlia sposò il pianista
Sigismund Thalberg.
Nell'estate del 1857, si trovava da alcuni mesi a San Pietroburgo, alla corte di Alessandro II, quando iniziò a sentirsi male e gli fu diagnosticata una malattia incurabile. Lablache chiese all'Imperatore di potersi ritirare nella sua città natale, ove aveva intenzione di finire i suoi giorni. Prima di partire, fu nominato "Cantore dello Czar" e insignito dell'Ordine di Sant'Andrea.
Morì a Napoli, dopo tanti successi, all'inizio del 1858.
Voce di bellissimo timbro, piena, vigorosa, ma di limitata estensione vocale (sol1 - mi3). Come attore possedeva un'impressionante presenza scenica, aiutata dal fisico possente, e verve istrionica
Ippolito Valletta e Alfredo Soffredini, Il Secolo XIX nella vita e nella cultura dei popoli - La Musica, Edizioni Vallardi:
«Nel genere buffo Lablache era esilarantissimo: nel serio la sua voce eccezionale, il talento raro di interprete, la potenza del sentimento drammatico gli valsero dunque successi colossali. Onesto, integerrimo, con un pizzico d'originale bizzarria, Lablache fu l'idolo del mondo intero. Ebbe una passione singolare, quella delle tabacchiere, e la forma più accetta d'ammirazione per lui era l'invio di una scatola nasale, omaggio che gli pervenne da imperatori, da principi, da letterati in gran copia. Nel gennaio 1858 Lablache s'aprì per lui quella che egli chiamava la tabacchiera finale, scese nella tomba tra l'universale sincero compianto.»
Francesco Regli, Dizionario Biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici, 1860:
«LABLACHE LUIGI. Celebre cantante. Dediti al commercio furono i suoi parenti. Rimaso orfano di buon'ora, e dando a dividere propensione e d'ingegno e di natura alla musica, venne accolto ed educato in quel Conservatorio, ad una pubblica Accademia del quale emerse come suonatore di contrabbasso. Uscito da quel famoso Istituto all'età di dieciotto anni, e dedicatosi alle scene, non aspirò pel momento, che a sostenere il carattere del così detto buffo napoletano, né diversamente comparve al San Carlino colle Trame Deluse e negli Sposi in cimento. Non andò però guari, che per rendersi accetto all'egregia virtuosa di canto Teresa Pinotti, dippoi divenutagli moglie, si trasformò in basso-cantante, cogliendo applausi straordinarii, e che non lasciaronlo nemmeno ne' suoi ultimi anni di carriera. Palermo, Milano, Vienna gettarongli le prime corone: Londra, Parigi e Pietroburgo suggellarono la sua fama. Mori nel 1858 in Napoli, ove gli si fecero solenni funerali; le sue ceneri vennero trasportate in Francia, ond'essere sepolte, giusta il pio desiderio del defunto, appo quelle della moglie. Enciclopedico in ogni maniera di saper musicale, egli dilettavasi anche di scrivere musica. Così poté essere di vantaggio alle scene di Napoli, allorché, infermatosi gravemente il Marchese Don Gregorio de' Principi di Squillace, ch'erasi assunto l'incarico di musicare La Casa da vendere, si limitò quest'ultimo ad additare al Lablache dal letto i motivi da esso ideati, e il Lablache ne stendeva, con penna secura, le note, e con non minore valentia le ìstrumentava. I Parigini non lo dimenticheranno mai: se anche non avesse potuto più parlare (il che non gli avvenne, dotato quale fu sempre d'una voce potente e veramente maschia), avrebbe loro bastato il vederlo. Diffatti, appena presentavasi nel D. Pasquale, la vòlta della sala minacciava di cadere dai grandi applausi. Luigi Lablache era artista nell'anima, scolaro di se stesso, creato dalla natura per le scene come Raffaello per dipingere e Canova per iscolpire. Lasciò sette figli, uno de' quali impalmò la Demeric, eccellente contralto che rifulse per molti anni sul Teatro Imperiale di Pietroburgo. Uomo onesto, integerrimo, aveva un carattere piacevole, originale, bizzarro. Amava quasi in modo ridicolo le tabacchiere, delle quali contava una collezione rara nel suo genere. Tabacchiere reali, imperiali, principesche, repubblicane, artistiche , letterarie, direttoriali, femminili e romanzesche. Bravi di tutto: dalla tabacchiera di Mad. Sévigné alla scorza cilindrica di ciliegia della portinaia: dalla tabacchiera a la Charte alla tabacchiera a ripetizione, a musica, a diavoletto, a tiretto, a segreto, ecc. Ritratti di re, imperatori, arciduchi, di principi e principesse inghirlandate di diamanti e di rose, gioielli d'una rara varietà, tabacchiere mostruose per Titani e microscopiche per nasi di Cendrillon. Lablache aveva concentrate le sue passioni nella tabacchiera. Per lui la tabacchiera riassumeva il tutto; era il suo divertimento. La vita ei non la vedeva che sotto la forma di una scatola magica o d'una tabacchiera fatale: la culla tabacchiera: l'urna dell'estrazione a sorte o dell'elettorato, o dell'Accademia, tabacchiera: tabacchiera il paniere di nozze: tabacchiera il fonte battesimale: e la mortuaria altresì tabacchiera finale, com'egli chiamavala. Lablache fu, durante il suo soggiorno in Russia, uno degli artisti i più amati dall'imperatore Nicolò, che lo ammetteva spesso nella sua intimità, e compiacevasi di ascoltare le piccanti storielle che il celebre cantante raccontava con un garbo tutto suo. Nei saloni di Pietroburgo non si è dimenticato il tratto che segue: Lo Czar amava molto di passeggiar solo per le vie. Per misura di sicurezza generale era proibito di volgere la parola all'Imperatore e di rispondergli s'ei parlava. Quando si contravveniva a cotest'ordine, due mugick (uomini della plebe), che stavano a qualche distanza, si slanciavano sul delinquente e lo conducevano in prigione. Un giorno che l'Imperatore Nicolò traversava una delle principali vie della città, Lablache si trovò sul suo passaggio. Lo Czar lo chiamò a sé colla sua solita benevolenza, lo fece parlare, e passò oltre. Ma appena il sovrano aveva voltato i tacchi, gli inevitabili mugick si precipitano sull'artista per condurlo all'ombra. La sera stessa, al Teatro Imperiale, l'Imperatore nella sua loggia s'impazientava di non veder alzato il telone. Volgendosi all'Intendente dei Teatri: — Generale Guédéonoff, gli disse, questo ritardo è veramente inconcepibile. Perché non si comincia la rappresentazione? — Sire, perché manca l'artista principale. — Il principale artista è Lablache: è egli forse ammalato? — Credo di poter affermare a Vostra Maestà che il signor Lablache gode la miglior salute del mondo; quello che v'ha di certo, si è ch'egli è nell'impossibilità di venire. — Pure egli non ha lasciato Pietroburgo, ne sono certo. L'ho incontrato io in città, saranno appena due ore. — Sire, è appunto per questo .... Ad un tratto lo Czar si picchiò la fronte come uomo che cerchi di richiamare una rimembranza cancellata. — Ah! capisco! gridò, i mugick l'hanno arrestato, perché rispose ad una domanda che io gli indirizzava. Ecco il suo delitto.... Che lo si metta in libertà. Dieci minuti dopo, Lablache usciva di prigione per ripigliare la sua parte, e l'Imperatore dava il segnale degli applausi. A Napoli, poco dopo la sua morte, uscì Una Raccolta di Prose e di Versi in suo onore!»