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Pietro Generali

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AdelinaLa Contessa di Colle ErbosoLa testa meravigliosaLe lagrime d'una vedova (Le lagrime d'Una vedova)Pamela nubile
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Pietro Generali (Roma, 23 ottobre 1773 – Novara, 8 novembre 1832) è stato un compositore italiano.
Il suo cognome era Mercandetti Generali. Il padre, originario della omonima frazione di Masserano (BI), adottò solo il secondo cognome quando si trasferì a Roma. In questa città Pietro poté studiare canto alla Cappella musicale liberiana della Basilica di Santa Maria Maggiore e successivamente contrappunto, sotto la guida di Giovanni Masi, maestro di cappella e compositore presso San Giacomo degli Spagnoli. Per un breve periodo studiò anche a Napoli, come egli stesso dichiara in una lettera inviata a Johann Simon Mayr nel 1810:
Fui in un tempo in Conservatorio a Napoli... mà di questo non ne debbo fare menzione, ché di là fuggj dopo quattro mesi, e ritornai dal mio caro Masi.
A Roma si diplomò alla Congregazione di Santa Cecilia e iniziò a operare come cantante di chiesa e di teatro e come compositore di musica sacra. Nel 1800 debuttò come operista con Gli amanti ridicoli, ma il suo primo vero successo arrivò con Le Gelosie di Giorgio, farsa rappresentata a Bologna nel 1803, e fu consacrato sulla scena internazionale con Pamela nubile, farsa messa in scena il 12 aprile 1804, al Teatro San Benedetto di Venezia. Seguirono molte altre farse e opere buffe, fra le quali si ricordano Le Lagrime d'una vedova, Adelina, Cecchina suonatrice di ghironda, La Vedova delirante, Chi non risica non rosica, La Contessa di Colle Erboso, che vennero scritti per i teatri di Venezia, Bologna, Firenze, Vicenza, Roma, Milano e Torino. Compose numerose opere serie; tra queste fu molto applaudito il melodramma eroico I Baccanti di Roma, rappresentato il 14 gennaio 1816 a Venezia, al Teatro La Fenice, con Giovanni David e riscritto completamente per Trieste, con il titolo I Baccanali di Roma (giugno 1816).
Nella primavera del 1817, amareggiato dall'insuccesso del melodramma Rodrigo di Valenza alla Scala di Milano, diretto da Alessandro Rolla, con Carolina Bassi, Domenico Donzelli e Filippo Galli (basso), si recò a Barcellona, dove per una stagione e mezza fu direttore del Teatro de la Santa Cruz. Tornato in Italia nel 1819 dopo un breve soggiorno a Parigi, dal 1820 al 1823, fu attivo a Napoli come compositore d'opere e poi a Palermo come direttore del Teatro Carolino (Teatro Santa Cecilia), dal 1823 alla primavera del 1825, quando fu sostituito, forse a causa di una malattia, da Gaetano Donizetti. Riassunto l'incarico nel marzo del 1826, nel settembre dello stesso anno fu bandito per decreto reale da tutti i territori del Regno delle Due Sicilie, in quanto maestro venerabile di una loggia massonica palermitana. Dopo un breve soggiorno a Firenze, dove al Teatro della Pergola tenne la prima del dramma sacro di grande successo Jefte, a metà 1827 assunse l'incarico di maestro di cappella della Cattedrale di Novara, carica che tenne sino alla morte. In questo periodo rappresentò ancora i melodrammi Francesca di Rimini (1829) e Beniowski (1831) alla Fenice di Venezia (il primo per l'inaugurazione dei restauri del teatro con Giuditta Grisi, Marietta Brambilla e Giovanni Battista Verger e ripreso sia a Venezia sia a Brescia con grande successo), e Il Romito di Provenza (1831) alla Scala di Milano, produzione che esteticamente si stacca significativamente da quella precedente. Morì nel 1832 per aver trascurato una malattia polmonare.
Mentre Pietro Generali era in vita, sue opere furono rappresentate in Austria, Germania, Svizzera, Paesi Bassi, Inghilterra, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Boemia, Ungheria, Romania, India, Russia, Messico, Cuba.
Generali compose 56 opere, nonché svariate cantate e musica sacra. I suoi primi lavori, considerati moderni e stravaganti nel loro vigore, presentano una ricca orchestrazione e un'inusuale ricchezza armonica. Invece le sue ultime opere, come anche quelle di molti altri compositori suoi coevi, appaiono come palesi imitazioni di quelle di Rossini.
Egli era solito usare effetti drammatici nella sua musica, come il suo crescendo d'orchestra, del quale Rossini stesso in seguito si avvalse.
Compose 56 opere:
Compose anche numerose cantate, tra cui: