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Guglielmo Gonzaga

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Guglielmo Gonzaga (Mantova, 24 aprile 1538 – Goito, 14 agosto 1587) è stato il terzo duca di Mantova e del Monferrato.
Secondo figlio di Federico II Gonzaga e di Margherita Paleologa, nel 1550 succedette come duca al fratello Francesco, morto senza figli maschi.
Quando il padre morì, il 28 giugno 1540, Guglielmo fu posto con i suoi fratelli sotto tutela della madre e degli zii paterni, il cardinale Ercole e il luogotenente imperiale e viceré di Sicilia Ferrante. Venne destinato, come molti membri della famiglia Gonzaga secondogeniti, alla carriera ecclesiastica, dove venne subito indirizzato ad attività e studi convenienti a quel percorso. Ma la sua sorte mutò il 21 febbraio del 1550 quando, con la tragica fine del fratello duca Francesco, morto in seguito a un banale incidente di caccia, Guglielmo Gonzaga divenne il destinatario del trono ducale. Con il Trattato di Cateau-Cambrésis gli fu confermata la signorìa sul Monferrato. Nel 1569 assoggettò Casale, da sempre gelosa della sua autonomia rispetto al Monferrato, con una feroce repressione. Nel 1573 divenne duca, da marchese che era, anche del Monferrato, dal 1561 Guglielmo designò al governo del Monferrato la sorella Isabella la quale, essendo moglie del governatore di Milano Francesco Ferdinando d'Avalos, poteva garantire la difesa dello Stato grazie ad un'ottima organizzazione delle truppe monferrine.
Fu un buon amministratore dei suoi domìni, mecenate nelle arti, musicista (fu lui stesso un compositore) e collezionista di opere d'arte. Ebbe anche gran cura dell'esercito. Fu politico accorto e scaltro, capace di rimanere indipendente rispetto ai potentati del tempo (Papato, Impero, potenze quali Spagna e Francia); durante il governo di Guglielmo Gonzaga, il Ducato di Mantova venne definitivamente trasformato in un vero e proprio Stato a tutti gli effetti, processo avviato dal cardinale Ercole nel 1540. Tale modifica interessò ogni settore degli apparati statali, dall'amministrazione politica alla vita culturale della corte, e anche dalle attività militari e religiose. La modernizzazione dell'apparato statale promossa e creata dal duca di Mantova rimase sostanzialmente immutata fino al 1708, anche durante il periodo della Guerra del 1630. Aumentò la produzione agricola e industriale, intensificando i commerci. La città di Mantova, nel 1567, contava 64.000 abitanti. Sempre nello stesso anno il duca Guglielmo scatenò una grande ondata di repressione nel Monferrato, contro le tendenze autonomiste. Il 3 ottobre il duca sfuggì a Casale a un complotto che mirava ad ucciderlo, durante l'insediamento del nuovo vescovo Ambrogio Aldegati. Passato un po' di tempo altre minacce giunsero al Duca Guglielmo dalla famiglia, allorché intorno al 1576 suo fratello Ludovico Gonzaga rivendicò i territori piemontesi come parte dei beni che gli spettavano in eredità da parte materna. Con una decisa azione diplomatica presso la corte imperiale e con l'appoggio della corte di Madrid, nel 1578 il Duca Guglielmo ottenne dall'imperatore ancora una volta un responso favorevole nei confronti del Duca di Mantova. Successivamente il duca chiese al papa di ritirare l'inquisitore Camillo Campeggio, in seguito a proteste popolari causate dalla sua rigidezza, tramite l'invio di uno speciale ambasciatore a Roma, Teodoro Sangiorgio. I cittadini durante la notte assalirono anche i frati e ne uccisero tre.Nel 1571 il duca si recò in visita a Venezia, ove stipulò un accordo per la reciproca estradizione dei criminali; nel 1573 Guglielmo Gonzaga ottenne l'investitura imperiale del marchesato di Gazzuolo e venne incoronato a Mantova.
Sotto il suo regno, nel 1575, Guglielmo ottenne un importante concessione dall'imperatore nella modifica del blasone gonzaghesco: la posizione delle aquile mutò, passando da rivolte alla destra araldica ad affrontate e non più con il volo abbassato.
Nel 1586 fece liberare ed accolse alla sua corte il poeta Torquato Tasso, imprigionato a Ferrara dal genero duca Alfonso II d'Este durante le sue nozze. Tra gli ospiti illustri durante il ducato di Guglielmo si ricorda almeno la venuta a Mantova di Enrico III di Valois, che si stava recando a Parigi per la sua incoronazione dopo la morte di Carlo IX. Il monarca giunse a Mantova nel 1574 da Venezia, su un bucintoro, accolto da tremila archibugieri a Palazzo Te, dove ricevette un'ospitalità straordinaria. Altrettanto regia fu la dote fornita alla figlia Anna Caterina, che nel 1582 andò sposa a Ferdinando d'Asburgo, fratello dell'imperatore, dal quale si aspettava forse l'ambìto "trattamento regio" di granduca.
Sotto la sua signoria Mantova divenne una delle corti più splendide e prestigiose d'Europa e Guglielmo riuscì ad accumulare una fortuna colossale, costituita anche da due milioni di monete d'oro. Fece realizzare nella reggia ducale di Mantova la Basilica Palatina di Santa Barbara e le residenze di campagna di Marmirolo e di Goito.
Morì 14 agosto 1587 a Goito e il sabato successivo la salma fu trasportata in lettiga a Mantova, accompagnata dalla Guardia ducale. Il martedì successivo il Duca fu rinchiuso in una bara ornata di un drappo di broccato d'oro, con due cuscini che sostenevano un suo ritratto, e con i segni del suo potere. La bara fu posta sopra un catafalco formato da quattro piramidi, con molte torce accese; la sera alle ore ventiquattro iniziarono le esequie private che durarono fino alle tre della notte seguente. Il giorno dopo in Piazza San Pietro si svolsero i solenni funerali; il 22 settembre venne messa in scena una battaglia navale nel Lago di Sopra, per festeggiare l'incoronazione del nuovo duca Vincenzo. Venne sepolto nella basilica palatina di Santa Barbara.
Il duca Guglielmo, grazie alla saggia e accorta amministrazione del ducato, lasciò al Principe Vincenzo un'ingente patrimonio statale di 1.000.000 di Scudi, cifra che in seguito venne aumentata nonostante lo stile di vita libertino e scialacquatore del suo successore Vincenzo I.
Guglielmo sposò il 26 aprile 1561 Eleonora d'Austria (2 novembre 1534 – 5 agosto 1594), figlia dell'imperatore Ferdinando I. La coppia ebbe tre figli:
D'argento, alla croce patente di rosso accantonate da quattro aquile affrontate e spiegate di nero. Sul tutto partito di due e troncato di due, che dà nove quarti: nel 1o di rosso all'aquila bicipite spiegata d'oro, bicoronata dello stesso (Impero Romano d'Oriente); nel 2o di rosso al leone dalla coda doppia d'argento, armato e lampassato d'oro, coronato e collarinato dello stesso (Boemia); nel 3o fasciato d'oro e di nero (Gonzaga antico); nel 4o d'argento alla croce potenziata d'oro accantonata da quattro crocette dello stesso (Gerusalemme); nel 6o d'argento al capo di rosso (Aragona); nel 7o fasciato d'oro e di nero di dieci pezzi al crancelino di verde attraversante (Sassonia); nell'8o d'azzurro seminato di crocette ricrocettate e fitte d'oro a due barbi addossati dello stesso (Bar); nel 9o di rosso alla croce d'oro accantonata da quattro B greche dello stesso, addossate due a due (Costantinopoli)