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Arnold Schönberg

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Composizioni per: Violino

#Arrangiamenti per: Violino
#Parti per: Violino
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Pierrot LunaireVerklärte NachtPrima Sinfonia da cameraString Quartet No.2, Op.10String Quartets (Quartetti per archi)Serenade, Op.24String Quartet in D major (Quartetto per archi in re maggiore)4 Pieces, Op.27Ode to Napoleon Buonaparte, Op.41 (Ode a Napoleone Buonaparte, op.41)String Quartet No.3, Op.30String Quartet No.4, Op.37String Trio, Op.45Suite, Op.29 (Suite, op.29)Violin ConcertoPhantasy for Violin and Piano, Op.47 (Fantasia per violino e pianoforte, Op.47)

Arrangiamenti per: Violino

Verklärte Nacht

Parti per: Violino

Verklärte NachtPrima Sinfonia da cameraPelleas und MelisandeGurre-Lieder (Gurrelieder)Five Pieces for Orchestra (Cinque pezzi per orchestra)String Quartet No.2, Op.10String Quartets (Quartetti per archi)Ode to Napoleon Buonaparte, Op.41 (Ode a Napoleone Buonaparte, op.41)String Quartet No.3, Op.30String Quartet No.4, Op.37String Trio, Op.45Suite, Op.29 (Suite, op.29)Notturno for Harp and Strings
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Arnold Franz Walther Schönberg (IPA: [ˈaːɐ̯nɔlt fʁant͡s ˈʃøːnbɛɐ̯k]; Vienna, 13 settembre 1874 – Los Angeles, 13 luglio 1951) è stato un compositore austriaco naturalizzato statunitense. È stato uno tra i primi, nel XX secolo, a scrivere musica al di fuori dalle regole del sistema tonale, ed è stato, con Josef Matthias Hauer, uno dei teorici del metodo dodecafonico, basato su una sequenza (detta serie, da cui il termine musica seriale) comprendente tutti i dodici suoni della scala musicale cromatica temperata. Fu cognato e buon amico del compositore e direttore d'orchestra Alexander von Zemlinsky.
Schönberg nacque a Vienna il 13 settembre del 1874 da una famiglia colta ebraica che gli impartì le prime nozioni musicali. Il padre Samuel aveva un negozietto di scarpe e viveva molto spesso di espedienti. Il piccolo Arnold fu prevalentemente educato nelle lettere dal modesto insegnante di francese che era conosciuto a Vienna in particolare come poeta dilettante. I suoi due fratelli invece, Ottilie ed Heinrich, si cimentarono ben presto nella musica, tanto che Heinrich in seguito intraprenderà la strada del canto divenendo un famoso basso, impegnato anche in alcuni lavori del fratello. All'età di otto anni, grazie a un compagno di scuola, Schönberg scoprì il violino e iniziò con grande entusiasmo a studiarlo; le uniche musiche che gli capitavano davanti erano dei piccoli studi per uno o due violini di Pleyel e di Viotti. Nel giro di qualche anno era già in grado di suonarli, e iniziava a cimentarsi quindi nella composizione di brevi pezzetti per duo. Qualche tempo dopo, conosciuto un altro compagno di scuola che suonava la viola, si spinse ancora oltre nella composizione ed era già in grado di scrivere dei piccoli trii per 2 violini e viola.
Intorno al 1889, quando aveva 15 anni, Schönberg fu costretto a causa di un tracollo economico familiare a lasciare la scuola: il padre era morto, e per sopravvivere si impiegò come commesso in una piccola banca privata viennese. Lascerà l'impiego bancario solo cinque anni dopo, quando, consigliato dall'amico pianista Joseph Labor, si trasferirà per un breve periodo a Berlino, e lì avrà modo di ampliare le proprie potenzialità compositive presso alcuni noti locali pubblici del tempo. Il cabaret dello Überbrettl fu in un certo senso il suo primo trampolino di lancio, affiancato in quel periodo da altri intellettuali berlinesi di tendenze rivoluzionarie.
Dal 1903 insegnò armonia e contrappunto a Vienna. Continuò a insegnare durante tutta la sua vita, ed ebbe tra i suoi allievi Anton Webern, Alban Berg e John Cage. In seguito si trasferì in Francia dove compose nel 1912 il Pierrot Lunaire: un ciclo basato su 21 poesie ispirate alla celebre maschera francese d'origine bergamasca; in esse il compositore introduce un tipo di canto già parzialmente introdotto nei precedenti Gurrelieder (definitivamente strumentati nel 1911) e La Mano felice: lo Sprechgesang, il canto parlato dove l'esecutore non intona le parole, ma le declama con un vago accento musicale. Schönberg si dilettava anche di pittura; in questi anni venne in contatto con Vasilij Kandinskij ed espose anche con il gruppo Der Blaue Reiter. Verso il 1920 iniziò a comporre usando il metodo della dodecafonia. Nel 1933 fu obbligato, a causa delle persecuzioni antisemitiche naziste, a trasferirsi negli Stati Uniti d'America, prima a Boston e poi a Los Angeles, dove morì nel 1951.
La dodecafonia o, come Schönberg amava definirla, "metodo di composizione con dodici note poste in relazione soltanto l'una con l'altra", prevede che tutti i dodici suoni della scala cromatica appaiano lo stesso numero di volte nell'esposizione, affinché nessun suono prevalga sugli altri. Le composizioni non sono pertanto basate sul rapporto tonica-dominante e non presentano più la struttura gerarchica tipica del sistema tonale.
I principi fondamentali del metodo sono:
La successione degli accordi costruiti sui gradi IV, V e I di una scala maggiore o minore (formula cadenzale) fornisce all'ascoltatore il senso della tonalità di un brano. Sostituendo l'accordo di tonica con un altro grado della scala (oppure con un accordo di un'altra tonalità), si ottiene una cadenza evitata.
Modulazioni e cadenze evitate sempre più frequenti e ardite hanno portato storicamente a un affievolimento del senso tonale. Anche perché, se in un brano di cinque minuti la ripetizione del tema iniziale, nella stessa tonalità, può essere percepita come un “ritorno all'origine”, in uno molto più lungo difficilmente produce il medesimo effetto. Il massimo sviluppo del sistema tonale (fine del diciannovesimo secolo) ha coinciso con l'inizio della sua crisi.
Si consideri che i termini atonale e dodecafonico non sono sinonimi: il primo indica qualunque musica priva di riferimenti tonali, mentre il secondo si riferisce al metodo sopra descritto. Diversi compositori nel corso del Novecento hanno adottato il metodo dodecafonico.
Il sipario tagliafuoco del Teatro dell'Opera Carlo Felice di Genova è un omaggio al compositore viennese: intitolato "Viva Schönberg" venne realizzato dallo scultore Nerone Ceccarelli in occasione della ricostruzione dell'edificio ad opera degli architetti Aldo Rossi, Ignazio Gardella e Angelo Sibilla.