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Éric Alfred Leslie Satie, detto Erik (IPA: [eˈʁik saˈti]; Honfleur, 17 maggio 1866 – Parigi, 1º luglio 1925), è stato un compositore e pianista francese.
Erik Satie trascorse la sua infanzia tra la Normandia e Parigi. La madre era d'origine scozzese, mentre il padre era un agente marittimo normanno di religione anglicana. Quando aveva quattro anni la sua famiglia si trasferì da Honfleur a Parigi, dove il padre aveva ottenuto un posto come traduttore. Alla morte della madre, nel 1872, la sorella rimase con il padre, mentre Erik e il fratello minore tornarono dai nonni paterni a Honfleur. Qui Satie abbracciò la religione cattolica e seguì le sue prime lezioni di musica da un organista locale. Alla morte della nonna, nel 1878, i due ragazzi ritornarono a Parigi dal padre, che nel frattempo si era risposato con un'insegnante di pianoforte più vecchia di lui di dieci anni: fu lei a insegnare a Erik, allora dodicenne, le basi dello strumento.
Nel 1879 Satie entrò in conservatorio, ma dopo i primi due anni di corso i suoi professori lo giudicarono privo di talento e lo bocciarono. Fu riammesso alla fine del 1885, ma senza che migliorasse la valutazione su di lui, benché nel frattempo egli avesse composto la sua prima opera per pianoforte conosciuta, l'Allegro (1884). Diciannovenne deluso, Satie si arruolò allora in un reggimento di fanteria. Capì in fretta, però, che neanche l'esercito faceva per lui, e alcune settimane più tardi si espose volontariamente al freddo della notte invernale, procurandosi una congestione polmonare che gli consentì di essere riformato.
Nel 1887 si sistemò a Montmartre e compose le trentasei Ogives per piano, nella cui partitura non compare alcun segno di misura; Satie utilizzerà questa caratteristica in molte altre composizioni, sviluppando anche molto in fretta un proprio stile di annotazioni sulla maniera di interpretare le sue opere.
Risale a questo periodo l'inizio di una lunga amicizia con diversi poeti, come Stéphane Mallarmé, Paul Verlaine e il poeta romantico Patrice Contamine de Latour, con il quale collaborerà in seguito per il balletto Uspud. Intanto faceva pubblicare le sue prime composizioni da suo padre e nel 1888 componeva le tre Gymnopédies.
Nel 1890 Satie traslocò al numero 6 di via Cortot, sempre a Montmartre. In quel periodo, frequentando Le Chat noir, conobbe Debussy e con lui l'anno seguente (1891), aderì all'Ordine della Rosa Croce estetica, fondato da Joséphin Péladan. In qualità di maestro di cappella dell'ordine, Satie compose diversi pezzi tra cui la Sonneries de la Rose-Croix e Le fils des étoiles. Nello slancio mistico di allora, egli creò la sua chiesa, l'Église métropolitaine d'art de Jésus-Conducteur, di cui divenne il tesoriere, il gran sacerdote, ma soprattutto il solo fedele; in questa veste pubblicava un bollettino, intitolato Cartulaire de l'Église Métropolitaine d'Art de Jésus Conducteur, da dove lanciava anatemi contro i critici e i «malfattori che speculano sulla corruzione umana». L'ultimo numero del cartulaire uscì nel giugno 1895. L'anno successivo si concludeva l'attività della Chiesa, e con essa il "periodo mistico" di Satie.
Dal 1892 compose le sue prime composizioni musicali e, nel 1893, iniziò una relazione con la pittrice Suzanne Valadon. Il periodo più fecondo di Satie fu quello modernista, che inizia nel 1905 quando il compositore si trasferisce a Parigi e conosce il poeta Jean Cocteau con cui, insieme a Picasso, comporrà, scriverà e realizzerà il balletto d'ispirazione cubista Parade; Satie e Cocteau diventarono fra gli animatori principali del Gruppo dei Sei. Le composizioni di questo periodo sono definite da Satie stesso «musique de tapisserie» ("musica da tappezzeria") e rappresentano una satira molto forte contro l'accademismo e la musica dotta (si ricorda che Satie era un noto pianista di cabaret) che culmina anche nei balletti, alcuni dei quali ebbero strascichi in tribunale dopo la prima. La scrittura musicale di Satie era del tutto originale: in Parade, ad esempio, Satie usa suoni molto innovativi come sirene, macchine da scrivere e altri effetti sonori non tradizionalmente musicali; scrive brani difficilmente inquadrabili nei generi conosciuti come le celebri tre Gymnopédie e sette Gnossienne; sperimenta nuove forme del suono e inventa di fatto la tecnica del piano preparato inserendo per la prima volta degli oggetti nella cassa armonica dello strumento nell'opera Le Piège de Méduse; compone inoltre anche il brano più lungo della storia, Vexations, composto da trentacinque battute ripetute 840 volte per una durata totale di circa venti ore.
Erik Satie morì a 59 anni di cirrosi epatica il 1º luglio del 1925.
Satie fu in vita un personaggio dalle pose originali e dai comportamenti bizzarri, spesso sottolineati dai cronisti del tempo. Visse in un appartamento chiamato da lui "l'Armadio", composto da due stanze, di cui solo una utilizzata pienamente, mentre l'altra era chiusa a chiave; il contenuto di questa venne scoperto solo alla morte dell'artista: conteneva una collezione di ombrelli di vari generi a cui lui teneva così tanto che non li usava. Satie era inoltre fissato con l'abbigliamento, in particolar modo per i completi in velluto: ne possedeva tantissimi (tutti uguali).
Una delle numerose idee fisse di Erik Satie era il numero tre, un'ossessione mistica; forse una reliquia del simbolismo trinitario associato all'Ordine cabalistico dei Rosacroce, del quale Satie aveva fatto parte in gioventù. Molte delle sue composizioni sono raggruppate in cicli di tre, e tra queste le Trois Gymnopédies del 1888.
Jack-in-the-box è un balletto composto nel 1899, quando Satie conduceva una vita bohémienne durante la Belle Époque; il soggetto gli venne fornito da un amico che abitava nel quartiere di Montmartre. Il manoscritto, che Satie credette sempre di aver perduto in un autobus, venne ritrovato soltanto dopo la sua morte; Darius Milhaud, uno dei rari amici col quale Satie non litigò mai, riuscì a recuperarlo e più tardi lo orchestrò. La belle excentrique (composizione per orchestra) invece si riferisce alla bella "eccentrica", la ballerina Caryathis, immortalata da uno splendido poster di Léon Bakst.
Un giorno Satie, seduto ad un caffè, disse al suo amico Fernand Léger:
«Sai, bisognerebbe creare della musica d'arredamento, cioè una musica che facesse parte dei rumori dell'ambiente in cui viene diffusa, che ne tenesse conto. Dovrebbe essere melodiosa, in modo da coprire il suono metallico dei coltelli e delle forchette senza però cancellarlo completamente, senza imporsi troppo. Riempirebbe i silenzi, a volte imbarazzanti, dei commensali. Risparmierebbe il solito scambio di banalità. Inoltre, neutralizzerebbe i rumori della strada che penetrano indiscretamente dall'esterno.»