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12 Cantatas, I-Vnm Mss.It.IV.95915 Cantatas, I-Fc B 284947 Cantatas, I-Vnm Mss.It.IV.966

A

A te Signor che mio sostegno sei, S.627A voi donna volando, S.380A voi prati felici, S.4Ad onta del timore, S.6Ah ch'io sento in lontananza, S.8Ah Tirsi iniquo e traditore infido, S.10Ahi che in sentirlo io moro, S.384aAhi che in sentirlo io moro, S.384bAl Signor in ogni tempo, S.633Allor che al nocchiero minaccia tempeste, S.16Alma d'amore non ti fidar, S.17Alme giuste alme innocenti, S.632Altre non amerò benché credessi, S.19Altro non bramo, S.20Amor d'intorno mi sta scherzando, S.26Amor, barbaro amore, S.25Amore mi lusinga in due vezzosi rai, S.28Api che raccogliete, S.29Arianna abbandonata, S.98Arianna, S.493Arresta, arresta il piè, S.31Aure voi che leggiere da me partendo, S.39a

B

Beato l'uom che dietro a'rei consigli, S.601Bevo dai tuoi lumi, S.393

C

Calisto in Orsa, S.245Cantan lieti nei boschetti, S.48Cantan lieti nei boschetti, S.48aCanzoni madrigalesche et arie per camera, Op.4Cassandra, S.240bChe volete di più care pupille, S.401Chiuse in placida quiete, S.61aCleopatra, Cleopatra infelice!, S.62Colombe innamorate il so che sospirate, S.67a-bCostanza in lontananza è pace del mio cor, S.75Cresci col pianto mio, S.77

D

Da voi parto amati rai, S.79Dal cor ripieno di celeste fiamma, S.644Dal tribunal'augusto, S.642Deh fino a quando o Dio, S.612Deh quando afflitti lumi, S.413Deh vanne al mar più lento, S.84aDeh vanne del mio cor sospiro ardente, S.85Deh volate all'idol mio, S.86Del bel Tamigi in riva, S.88Della terra e di quanto in sè contiene, S.623Dimando a voi pietà, S.93Donde cotanto fremito, S.602Dorme Clori, aure tacete, S.96Dove trovar poss'io, S.99D'un'infelice pietà vi muova, S.477

E

E ti parti e mi lasci e m'abbandoni?, S.105Ecco il prato, ecco la fonte, S.111aEstro poetico-armonico

F

Felice chi vi mira, S.420aFilli quant'io t'amai, S.123Filli, tu sol lasciasti, SF 124 (Filli, tu lasciasti sol, SF 124)Freme di rabbia Erode, S.129Fulminatemi, laceratemi, S.132

G

Già che fortuna rea, S.133bGiù ne' tartarei regni, S.423 (Giù ne 'tartarei regni, S.423)

H

Hor che m'assale da ogni lato, S.607

I

I cieli immensi narrano, S.618Il grande Iddio che l'universo regge, S.649Il maggior de' miei mali, S.141Il Signor s'è la mia luce, S.626In due pupille nere, S.147 (A tempo debito nere pupille, S.147)In mezzo a' tristi affanni, S.624In mezzo alle miserie, S.638In omnem terram exivit, S.651In quel sol che trabocca nell'onde, S.429In soccorso del core, S.148Ingratissima Clori, S.151Io fui tradita dalla speranza, S.154Io non posso lasciar d'adorarvi, S.155bIo sempre t'amerò, S.617

J

Joaz, S.692

L

La bianca agnella, S.162bLa fonte del mio ciglio, S.163La gara amorosa, S.498La GiudittaLa pastorella sul primo albore, S.164Lasciato avea l'adultero, S.169Lassa ch'io sento amor, S.170Lassa passato è il giorno, S.171Le fresche erbette, S.173Le voci querule del labbro supplice, S.605Legato da un bel crin, S.174Lieve zefiro si stende, S.177bLontan dall'idol mio in F major, S.437 (Lontan mio dall'idol in fa maggiore, S.437)Lontananza e gelosia, S.179aLontananza per me troppo acerba, S.438Lumi dolenti, tempo è di piangere, S.180L'uomo coll'opre sue, S.635L'uomo cui cieca passion estinse, S.613L'usignolo ch'il suo duolo, S.161a

M

Mentre io tutta ripongo in Dio, S.610Messa canonicaMie pecorelle l'erbe novelle, S.188Miro la tortorella, S.189 (Guardo Tortorella, S.189)Miro la tortorella, S.189aMiserere in G major, S.682 (Miserere in sol maggiore, S.682)

N

Nel primo momento, S.198Nel tuo potere alto Signore, S.620Nell'invocarti o mio Signor, S.604Ninfe quel Tirsi, quel pastor sì caro, S.203No che lassù nei cori, S.489Non andar così ratto correndo, S.205Non creder già ch'io più di te mi dolga, S.206Non ho cor, non ho spirto, S.208aNon so dirvi, o luci amate, S.212bNon ti contristi e non ti muova, S.636Non vantar cotanto altero, S.215Non vengon le mie pene, S.216

O

O beati color cui l'opre inique, S.631O beato chi pietoso, S.640O ch'io viva, o ch'io mora, S.221bO di che lode di che stupore, S.608O d'immensa pietà, S.650O Dio perchè cotanto, S.603O d'un sasso umido figlio, S.222O fortunato quel fiumicelloO genti tutte festose e liete, S.646O genti tutte voi che il vasto giro del mondo, S.648O gentil quanto bella leggiadra pastorella, S.228O prole nobile di magni principi, S.628O Signor chi sarà mai, S.614O tu limpido fonte nato dal sen, S.234Onda d'amaro pianto, S.242Or che condannami falsa calunnia, S.625

P

Pecorelle che pascete, S.248Per saettarmi non ha più strali, S.444Piante amiche, ombre care, SF 257Placido e chiaro rio, SF 449Porto lungi le piante, SF 450Porto negl'occhi un mare, SF 451

Q

Qual mai fato inumano, S.265Qual'anelante cervo che fugge, S.641Quando Amor mi vuol felice, S.270aQuando d'ogni più grave e duro affanno, S.639Quando o rè cinto sarai dagl'affanni, S.619Quanto di spirto abbiam nel petto accolto, S.609Quella Fileno, quella ch'un tempo, S.285Questa che al ciel s'innalza, S.647Quest'alma incenerita, S.286

R

Raddoppiate o cari sguardi, SF 460Rifiuta l'armi il cor le straggi abborre, S.462Ritorna, ah sì, ritorna, S.293Ruscelletto arresta il corso, S.298

S

Saria pur dolce amor, S.301Se franger non potete, S.305Se i mesti miei sospiri, S.307aS'è il Signore mio pastore, S.622Se nel mondo vi è mai, SF 311Se non volete la morte mia, SF 464Sentite il mio dolore, S.318Senza gran pena, S.321Senza il caro e dolce sguardo, S.322Sfortunati miei sospiri, S.323Signor dall'empia gente, S.615Signor poichè ti piacque, S.629Signor quando arde il foco, S.606Signor quando la fiamma del giusto tuo furor, S.637Signor se fosti ogn'ora, S.630Signor tu dammi aita e ponmi in salvo, S.611Son sì care le catene, S.329Sopra d'un verde prato, S.331Sopra i nemici miei, S.634Spiegasti troppo alto, S.466Sprezzata mi credei ma non tradita, S.338Stagion bella e lusinghiera, S.339

T

Tacete amanti addormentato, S.467Ti sento amor, ti sento, S.350aTimoteo, SF 396Tirsi e Fileno, S.475Tra l'aspre e rie miserie, S.645Tra vivi il più infelice son io, S.354Trabboccando quel torrente, S.355Tu che sai quanto sia giusta, S.616

U

Udir le orecchie nostre, S.643Un guardo solo, S.358bUn guardo solo, S.472Un tormentoso affanno, SF 360

V

Va che tu sei felice, SF A361Vi giuro, o mia Dorinda, SF 365Vi raccolgo in questo seno, SF 366Vidi un giorno il ruscelletto, S.386Volgi mio Dio, S.621

È

È pur dolce è pur soave, S.415

Arrangiamenti per: Voce

Beato l'uom che dietro a'rei consigli, S.601O fortunato quel fiumicello

Parti per: Voce

Altro non bramo, S.20
Wikipedia
Benedetto Giacomo Marcello (Venezia, 24 luglio 1686 – Brescia, 24 luglio 1739) è stato un compositore, poeta, scrittore, avvocato, magistrato e insegnante italiano. A lui è dedicato il Conservatorio di Venezia.
Nacque dai patrizi Marcello del ramo della Maddalena, ultimogenito di Agostino e di Paolina Cappello. La famiglia, in passato assai prestigiosa, aveva perso ogni rilevanza dal punto di vista politico, ma rimaneva nota a livello culturale: il padre componeva versi, suonava il violino e organizzava esecuzioni musicali nel suo salotto; la madre era dedita alla poesia e al disegno e alla sua famiglia apparteneva il noto teatro Sant'Angelo. Anche i due fratelli di Benedetto, Alessandro e Girolamo, si distinsero in ambito musicale e letterario. Secondo alcune fonti, il padre incentrò la formazione dei tre figli sulla poesia italiana e ogni mattina faceva loro comporre una decina di versi.
Dal canto suo, il Marcello fu introdotto allo studio del violino, ma inizialmente i risultati furono assai mediocri. Secondo un aneddoto riferito da alcuni contemporanei, il suo interesse per la musica sarebbe stato destato da un episodio preciso: un giorno una principessa di Brunswick visitò i Marcello per assistere a un'esecuzione di Alessandro; accortasi di Benedetto, domandò di cosa si occupasse e Alessandro le rispose che, visto il suo scarso talento, al massimo poteva recargli gli spartiti. L'altro, offeso, giurò di dedicarsi agli studi musicali con il massimo della perseveranza.
Mancano delle testimonianze precise in merito, ma si ritiene che il Marcello si fosse formato inizialmente presso i somaschi di Sant'Antonio di Castello. Attorno ai vent'anni si dedicò allo studio della teoria musicale e della composizione con una tale alacrità da mettere a repentaglio la propria salute. Suo insegnante fu il lucchese Francesco Gasparini, allora maestro di coro presso l'ospedale della Pietà. Per quanto riguarda la pratica, studiò, oltre che al violino, al clavicembalo, mentre per la teoria fece riferimento agli scritti di Gioseffo Zarlino. Suoi modelli furono le composizioni di musicisti del passato, come Giovanni Pierluigi da Palestrina, Carlo Gesualdo, Claudio Monteverdi Girolamo Frescobaldi e Giacomo Carissimi, ma anche più recenti, quali Giovanni Legrenzi, Giovan Battista Lulli, Marc-Antoine Charpentier Henry Purcell, Bernardo Pasquini e Arcangelo Corelli.
Nonostante le sue ormai indiscusse doti musicali, il Marcello dovette interrompere i suoi studi per intraprendere il tradizionale cursus honorum riservato ai giovani patrizi. Svolse l'attività di avvocato a partire dal 1707 e, alla fine dello stesso anno, riuscì a entrare nel Maggior Consiglio grazie all'estrazione della balla d'oro. In seguito ricoprì una serie di cariche pubbliche che, come ebbe a dire lui stesso nella sua Fantasia ditirambica eroicomica, non furono particolarmente prestigiose offrendo solo un'arida routine burocratica: officiale alla Messetteria (1711), giudice all'Esaminador (1714), officiale alla Ternaria vecchia (1715), membro della Quarantia civil vecchia (1717), provveditore a Pola (1733), officiale alla Giustizia vecchia (1735), camerlengo a Brescia (1738), dove morì nel giorno del suo cinquantatreesimo compleanno.
Benedetto Marcello è spesso ricordato per il suo Estro poetico-armonico (Venezia, 1724-1727), lavoro che mette in musica, per voci e basso continuo i primi cinquanta Salmi, nella versione in parafrasi italiana realizzata da Girolamo Ascanio Giustiniani. Questi componimenti furono molto ammirati da Charles Avison, che con John Garth curò un'edizione con testi in inglese (Londra, 1757). Tra gli ammiratori dei Salmi di Marcello, che godettero di grandissimo prestigio e di fama europea per tutto il Sette e l'Ottocento, si annoverano anche Goethe, Rossini e Verdi.
Compose inoltre più di trecento cantate, per una o più voci; quattro oratori (fra cui Joaz su libretto di Apostolo Zeno per la corte imperiale di Vienna) e diverse serenate. La biblioteca del Conservatorio di Bruxelles possiede alcuni interessanti volumi di cantate da camera composte per la sua donna amata. Sebbene Marcello stesso scrisse il libretto di un'opera nel 1708, La Fede riconosciuta, a Vicenza, egli nutrì scarsa simpatia per questa forma di composizione, e diede sfogo alle sue opinioni sullo stato del dramma musicale a quel tempo nel pamphlet Teatro alla moda, pubblicato anonimamente a Venezia nel 1720; questo piccolo lavoro, che fu più volte ristampato, non solo è molto divertente, ma è anche un pregevole contributo alla storia dell'opera.
Il suo sepolcro si trova nella chiesa di San Giuseppe di Brescia, luogo di sepoltura per eccellenza delle personalità bresciane in campo musicale. Benedetto Marcello si trova sepolto sotto una grande lapide pavimentale al centro della navata maggiore, davanti alla scalinata che sale al presbiterio. L'iscrizione ricorda alla pari i suoi notevoli risultati come camerlengo e la proficua attività in campo musicale.
Marco Bizzarini, Benedetto Marcello, Palermo, L'Epos, 2006.