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Canzon detta 'Je ne diray mot bergiere'

Compositore: Gabrieli Andrea

Strumenti: Organo

Tags: Canzona

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Chitarra(2) (Höger, Anton) Liuto(2) (Höger, Anton) Liuto(2) (Höger, Anton)
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Andrea Gabrieli (Venezia, 1533 – Venezia, 30 agosto 1586) è stato un compositore e organista italiano.
Molto lacunose sono le notizie intorno alla sua vita. Si sa comunque che nacque a Venezia nel sestiere di Cannaregio.
Francesco Caffi affermò che fu allievo di Adrian Willaert, maestro della cappella marciana, dove il giovane Andrea divenne cantore nel 1536.
Fu attivo presso il duomo di Verona attorno al 1550 fino al 1564, poi lavorò per la basilica di San Marco a Venezia.
Partecipò nel 1541, con esito negativo, al concorso di organista in San Marco, prima di recarsi nella cattedrale di Verona come organista o cantore, mentre era qui maestro di cappella Vincenzo Ruffo.
Dopo il 1550 fu organista a San Geremia in Venezia, nel 1557 partecipò ancora ad un concorso in San Marco, dove gli venne preferito Claudio Merulo.
Si assentò per qualche tempo da Venezia per trasferirsi in Boemia e in Baviera, dove strinse rapporti di amicizia con l'arciduca Carlo II d'Austria e con la famiglia Fugger.
Nel 1564 divenne finalmente secondo organista in San Marco e nel 1584 passò al primo organo, mentre lo sostituì al secondo il nipote Giovanni, che curò in seguito la pubblicazione postuma di alcune opere dello zio.
Ha lasciato numerosi componimenti di musica sacra (mottetti, salmi, messe, un Gloria a 16 voci e altro) e profana (quasi 250 madrigali). Tra i suoi componimenti strumentali vanno ricordate le toccate organistiche, le canzoni, i ricercari e la musica d'insieme.
Scrisse sette libri di madrigali, in perfetto stile aulico, nei quali tuttavia si manifestava la tendenza al prezioso colorismo, dove lo spessore contrappuntistico si schiarisce in delicati impasti armonici.
Importante fu anche il contributo che Andrea diede alle forme leggere, sulla linea del Willaert delle Canzoni villanesche. Si tratta di brevi componimenti generalmente a tre voci, di carattere burlesco, inclini alla isoritmia vivace e brillante, spesso in dialetto, come le giustiniane, le greghesche e le mascarate, composizioni che venivano eseguite da cantori mascherati, nelle piazze o nei palazzi patrizi.
Fondamentale fu pure il contributo del compositore nell'ambito della musica sacra: nelle opere a cinque o sei voci caratterizzate dall'uso magistrale della tecnica policorale. Sono lavori a due, tre e perfino a quattro cori, nei quali Gabrieli utilizza un sontuoso stile dialogico, sfruttando tutte le possibilità offertegli dall'utilizzazione di diverse fonti sonore, con effetti di eco, enunciazioni o risposte, blocchi timbrici che si fondono in una esaltante pienezza coloristica.
Ebbe tra i suoi allievi il nipote Giovanni Gabrieli e Hans Leo Hassler.
Un'espressione molto virtuosa che rese le sue toccate per organo importantissime per la musica cinquecentesca e diede così un'importante svolta. Infatti queste toccate, dal carattere di improvvisazione e ricche di passaggi virtuosistici ad ampio respiro, introdussero un nuovo atteggiamento verso la musica strumentale.