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Johannes Brahms, completata nel 1863. Il tema è tratto dal Capriccio n. 24 in la minore di
Niccolò Paganini.
Il destinatario originale dell'opera era il pianista Carl Tausig, un virtuoso dello strumento.
Il titolo originale di Brahms era Studi per pianoforte: variazioni su un tema di Paganini. L'autore intendeva l'opera come qualcosa di più di un semplice ciclo di variazioni su un tema; ogni variazione ha infatti le caratteristiche di uno studio.
L'opera consiste in due libri, ciascuno dei quali si apre con il tema paganiniano, seguito da quattordici variazioni. Ogni variazione finale di ciascun libro è particolarmente virtuosistica e spettacolare.
Al suo apparire l'opera fu molto discussa anche da parte dei sostenitori di Brahms, compresa la stessa
Clara Schumann; ad alcuni parve infatti una mera esibizione di virtuosismo tecnico fine a se stesso, non sorretta da una reale necessità espressiva. In realtà Brahms intendeva la sua opera come una riflessione sul significato storico della ricerca condotta a suo tempo da Paganini; una ricerca che aveva ad oggetto innanzitutto la sonorità strumentale, più che l'armonia, la forma o l'invenzione tematica.
Fra le migliori interpretazioni moderne di quest'opera è degna di nota quella di Arturo Benedetti Michelangeli, per quanto non testuale: infatti Michelangeli ometteva di eseguire alcune variazioni, cambiava l'ordine di alcune altre e a volte eseguiva una versione rielaborata e ridotta del finale del secondo libro. Altre notevoli interpretazioni sono quelle di Julius Katchen, Claudio Arrau e Lilya Zilberstein.