La trama somiglia molto a quella del
Fidelio di
Beethoven. L'opera è ispirata alla vicenda di Dalibor di Kozojed, un cavaliere ceco che guidò una rivolta a Ploskovice a sostegno del popolo oppresso e fu condannato a morte nel 1498, durante il regno di Ladislao II di Boemia. Dalibor viene imprigionato per presunti piani rivoluzionari. La sua amante Milada, travestita da uomo come la Leonora del Fidelio, viene ferita mortalmente mentre è alla testa di un gruppo di rivoltosi. Dalibor si scontra allora con i soldati, ricongiungendosi con la morte con Milada.
L'opera fu revisionata nel 1870, con libretto tradotto in ceco da Ervín Špindler, ma il successo fu ugualmente modesto, per cui Smetana pensò che la sua opera non fosse pienamente riuscita. Il successo si ebbe invece in una rappresentazione del 1886, due anni dopo la morte di Smetana; dopo di allora fu rappresentata spesso negli anni novanta del XIX secolo, nei paesi di lingua tedesca e infine in una memorabile rappresentazione a Vienna nel 1892 sotto la direzione di
Gustav Mahler.
All'epoca della sua composizione e delle prime rappresentazioni, quest'opera suscitò contro Smetana l'accusa di
wagnerismo. Secondo Carlo Marinelli, tuttavia, dal punto di vista musicale, o quanto meno dal punto di vista vocale, nel Dalibor si avverte in modo particolare l'influenza di
Bellini. Inoltre permangono nel Dalibor echi del modello di
Gounod «soprattutto in certi momenti corali, o comunque nelle scene di massa e di movimento». Sono presenti elementi stilistici nazionalisti cechi, come i ritmi delle danze cèche, o lo stesso soggetto, riferito a un eroe leggendario boemo, o infine l'impiego del violino, considerato in Boemia lo strumento nazionale, in funzione solistica.