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Compositori

La Marsigliese

Compositore: Lisle Claude Joseph Rouget de

Strumenti: Voce

Tags: Inno nazionale

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Pianoforte + Voce (Thomas Baker) Pianoforte + Voce (Edward Shippen Barnes) Pianoforte + Voce (Unknown) Pianoforte + Voce + Mixed chorus (Unknown) Chitarra + Voce (Damas, Tomás) Chitarra + Voce + Mixed chorus (Meignen, Leopold) Cetera + Voce + Tastiera (Unknown) Voce + Tastiera (Unknown) Pianoforte + Voce (Unknown)

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Flauto dolce(4) (Unknown) Pianoforte (Krogulski, Józef Władysław) Violoncello + Pianoforte + Violino (Charles Dancla) Chitarra (Theodor Blumer) Flauti (Unknown) Corpi bandistici militari (Eugène Louis-Marie Jancourt) Chitarra (Theodor Blumer) Pianoforte (Unknown) Pianoforte (Furundarena, Fabián de) Pianoforte (Edward Mack) Pianoforte (Edward Mack) Cetera + Flauti + Tastiera (Watlen, John) Corpi bandistici militari (Unknown) Cetera + Tastiera (Unknown) Corpi bandistici militari (Gossec, Alexandre François Joseph)
Wikipedia
La Marsigliese (in francese La Marseillaise) è un canto dei rivoluzionari francesi, poi adottato dalla Francia come inno nazionale.
In seguito alla dichiarazione di guerra della Francia all'Austria, il sindaco di Strasburgo, barone di Dietrich, domandò al compositore e poeta Claude Joseph Rouget de Lisle, all'epoca ufficiale del genio militare, di scrivere un canto di guerra.
Rouget de Lisle raccontò che la sera del 26 aprile 1792, nel tornare a casa in rue de la Mésange, ebbe l'ispirazione e compose L'inno di guerra dedicato al maresciallo Luckner. In effetti ai tempi era il bavarese Nicolas Luckner che comandava l'Armata del Reno. Ironia della sorte: il futuro inno nazionale fu dedicato a un bavarese che sarà ghigliottinato meno di due anni più tardi, e lo stesso destino ebbe il barone Dietrich, che lo aveva commissionato. L'indomani, Rouget cantò proprio a casa del barone, per la prima volta, l'inno che sarebbe diventato presto La Marsigliese. Il nome originale era Chante de guerre pour l'Armée du Rhin (Canto di guerra per l'Armata del Reno). Questa scena è immortalata nel quadro di Isidore Pils, esposto al museo di Belle Arti di Strasburgo.
L'inno divenne la chiamata alle armi della Rivoluzione francese e in questo contesto assunse il nome di Marsigliese perché cantata per le strade dai volontari (fédérés) provenienti da Marsiglia al loro arrivo a Parigi. Presso i patrioti marsigliesi il canto aveva raggiunto grande popolarità nel mese precedente. Il 22 giugno 1792, nella loro città, un giacobino di Montpellier l'aveva intonato, "subito seguito dal coro dei marsigliesi". L'inno fu il segno distintivo dei fédérés, quando questi raggiunsero Parigi nel mese di luglio, contribuendo all'abbattimento della monarchia, e il Chant diventò noto come La Marseillaise.
La Convenzione decise che La Marsigliese divenisse l'inno nazionale con un decreto del 14 luglio 1795, ma in seguito la canzone fu messa al bando da Napoleone I, Luigi XVIII e Carlo X, rimanendo così soppressa dal 1807 al 1831. Nel periodo di restaurazione borbonica si usava come omaggio al re la melodia "Le Retour des Princes français à Paris", senza testo, composta ancora nel 1700 da Francois-Henry Castil-Blaze. Solo dopo la rivoluzione del 1830 La Marsigliese fu nuovamente in voga dal 1831 al 1852 e Hector Berlioz ne elaborò una versione orchestrale. Anche durante il Secondo Impero fu ritenuta una canzone inappropriata e l'inno nazionale divenne Partant pour la Syrie, aria composta da Ortensia di Beauharnais, la madre di Napoleone III. A dire il vero, come dimostrato da seri studi musicologici, il vero compositore di questo brano fu Louis Brouet, che però fu "politicamente" messo da parte in favore della madre di Napoleone III, che nutriva ambizioni musicali senza esserne veramente dotata. Il crollo del Secondo Impero, nel 1870, non mutò subito la situazione e soltanto nel 1876 La Marsigliese fu nuovamente considerata inno nazionale di Francia. Il testo è fortemente ispirato ad alcuni volantini di propaganda, diffusi a quell'epoca. È interessante notare il fatto che, mentre di solito gli inni nazionali invitano a combattere e morire, questo testo invece invita a combattere e vincere.
Durante la Seconda guerra mondiale, i tedeschi vietarono l'esecuzione della Marsigliese nella Francia occupata, mentre nella Francia di Vichy, pur continuando ad essere inno nazionale de iure, si usava spesso in sua sostituzione la canzone Maréchal, nous voilà !.
La Marsigliese è l'inno nazionale più citato in composizioni di vario genere di musica classica: in tutto, ben 16 volte. La citazione presente nell'Ouverture 1812 di Čajkovskij è però inesatta, perché in quel periodo storico l'inno era stato abolito da Napoleone I.
Il violinista Guido Rimonda, nel 2013, attribuisce altresì la paternità delle musiche a Giovanni Battista Viotti, in quanto sarebbero state riprese dal suo Tema e variazioni in do maggiore, composto verosimilmente nel 1781. Viotti era un musicista italiano di corte a Parigi, che fuggì agli albori della Rivoluzione. Tale ipotesi è stata messa in dubbio dal musicologo Warwick Lister. In un suo saggio, apparso sulla rivista musicologica Ad Parnassum del 2015, egli afferma che la data "2 mars 1781", aggiunta sul frontespizio del manoscritto, sarebbe un falso storico, in quanto scritta da seconda mano agli inizi del XIX secolo. Nel 2020 lo stesso Lister ribadisce che: "Certe recenti attribuzioni a Viotti di diverse opere finora sconosciute, come pure di una Marseillaise, non trovano conferma documentaria." Secondo la musicologa Giuseppina La Face Bianconi, "Una serie di Six Quatuors d’airs connus dialogués et variés (Quartetti d’archi) pubblicati intorno al 1795 sotto il nome di Viotti contiene delle variazioni sulla Marseillaise, e tre di esse corrispondono alle variazioni del manoscritto Rimonda. Sennonché un esemplare oggi alla British Library reca sulla parte del primo violino una nota di pugno di Viotti: “Je n’ai jamais composé les quatuors ci dessous” (“non ho mai composto i quartetti qui di seguito”). Anche il musicologo Carlo Vitali non approva le tesi di Rimonda e sostiene che la firma sia invece falsa.
Solo il primo verso (e a volte il quinto e il sesto) e il primo ritornello sono conformi alla storia della Francia, mentre ci sono lievi differenze storiche nella lirica. Di seguito è riportata la versione esposta nel sito ufficiale della Presidenza francese.