Voce Solo
Voce + ...
Per principianti
Compositori

Parti per: Voce

Composizione: Nabucco

Compositore: Verdi Giuseppe

Scarica spartiti gratis::

Wikipedia
«Non son più re, son Dio!»
Nabucco è la terza opera lirica di Giuseppe Verdi e quella che ne decretò il successo. Composta su libretto di Temistocle Solera, Nabucco fece il suo debutto con successo il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano alla presenza di Gaetano Donizetti.
Ha aperto le stagioni operistiche del Teatro alla Scala nel 1946, 1966, 1986. È stata spesso letta come l'opera più risorgimentale di Verdi, poiché gli spettatori italiani dell'epoca potevano tracciare paralleli tra la loro condizione politica e quella degli ebrei soggetti al dominio babilonese. Questa interpretazione però fu il risultato di una lettura storiografica retroattiva che, alla luce degli avvenimenti storici occorsi, volle sottolineare in senso risorgimentale l'attività artistica del compositore. La lettura fu incentrata soprattutto sul famosissimo coro Va, pensiero, sull'ali dorate, intonato dal popolo ebraico, ma il resto del dramma è invece incentrato sulle figure drammatiche dei Sovrani di Babilonia Nabucodonosor II e della sua presunta figlia Abigaille.
Il librettista Solera aderì alla battaglia risorgimentale da posizioni neoguelfe, circostanza che potrebbe giustificare la collocazione di un'autorità di tipo religioso, l'inflessibile pontefice Zaccaria, a capo della fazione ebraica.
L'opera venne realizzata dopo un periodo travagliato della vita di Verdi, in quanto non solo egli era andato incontro ad un fiasco con la rappresentazione della sua opera Un giorno di regno il 5 settembre 1840, ma aveva anche subito la morte della moglie Margherita Barezzi e dei figli Virginia e Icilio. Ciò lo aveva condotto ad un rifiuto totale di comporre brani musicali, se non che venne contattato dall'impresario teatrale Bartolomeo Merelli il quale gli propose un libretto composto da Temistocle Solera. Tale libretto, il quale recava il nome di Nabucco colpì a tal punto Verdi che accettò volentieri di musicare l'opera. Nel 1841 venne completata la partitura musicale e il successivo 9 marzo 1842 l'opera venne messa in scena alla Scala di Milano.
Gli artisti impegnati nella prima furono:
Ottima l'accoglienza di pubblico e critica, ma non così fu a Parigi, ove la critica lamentò l'eccessivo uso degli ottoni. Così comparve, dopo la prima parigina, il seguente epigramma:
«Vraiment l'affiche est dans son tort,en faux on devrait la poursuivre.Pourquoi nous annoncer Nabucodonos-orquand c'est Nabucodonos-cuivre?»
«Davvero il manifesto è in torto,di falso lo si dovrebbe accusare.Perché annunciarci un Nabuccodonos-ormentre non è altro che un Nabuccodonos-otton?»
Nel Tempio di Gerusalemme, i Leviti e il popolo lamentano la triste sorte degli Ebrei, assediati dal re di Babilonia Nabucodonosor, che è alle porte della città. Il gran profeta Zaccaria cerca di confortare ed incoraggiare la sua gente presentando un prezioso ostaggio, Fenena figlia di Nabucodonosor, che affida in custodia ad Ismaele, nipote del re di Gerusalemme. Ma il giovane è sul punto di tradire il suo popolo volendo liberare la prigioniera e fuggire con lei perché in passato, mentre si trovava a Babilonia, egli stesso, prigioniero, era stato liberato proprio da Fenena, di lui innamorata. I due stanno organizzando la fuga quando giunge nel tempio un drappello dei Babilonesi travestiti da Ebrei guidato dall'altra figlia del re babilonese, Abigaille. Anche Abigaille è innamorata di Ismaele e minaccia la sorella di riferire al padre il piano di fuga degli innamorati, ma alla fine si dichiara disposta a tacere a patto che Ismaele rinunci a Fenena e risponda al suo amore. A capo del suo esercito irrompe Nabucodonosor, deciso a saccheggiare la città, e Zaccaria, per fermarlo, minaccia di uccidere Fenena: Ismaele però la strappa dalle mani del gran sacerdote e la consegna, salva, nelle mani di Nabucodonosor dando libero sfogo alle ire del re babilonese, che imprigiona Ebrei e fa incendiare il tempio.
Abigaille, sola negli appartamenti reali, tiene fra le mani una pergamena sottratta a Nabucco, che attesta le sue umili origini di schiava. La sua rabbia esplode in una furia incontenibile alla notizia che Fenena, nominata reggente dal padre, ha dato ordine di liberare tutti gli ebrei. Abigaille accetta l'invito del Sacerdote di Belo di impossessarsi della corona.Zaccaria, prigioniero degli Assiri in Babilonia con tutto il suo popolo, entra in una sala della reggia seguito da un Levita che reca le Tavole della Legge e, dopo aver sollecitato Iddio a parlare attraverso il suo labbro, si reca all'incontro con Fenena che ha deciso di convertirsi al Dio degli Ebrei.Ismaele incontra i Leviti che gli intimano di fuggire, maledicendolo perché li ha traditi, ma Anna, sorella di Zaccaria, lo difende: il giovane infatti non ha salvato la vita ad un'infedele bensì ad un'ebrea, giacché la figlia del re nemico Fenena si è nel frattempo convertita alla Legge.Velocemente, al che Nabucco è dato per morto in guerra, Abigaille irrompe in scena con il suo seguito e pretende da Fenena la corona, ma il re babilonese, creduto morto in battaglia, giunge a riprenderla. Poi comincia a deridere il Dio di Babilonia, che avrebbe spinto i babilonesi a tradirlo, e il dio degli Ebrei (Yəhōwāh). Esige di essere adorato come l'unico Dio, minacciando di morte Zaccaria e gli ebrei se non si piegheranno al suo volere. Subito un fulmine scende sul suo capo, la corona cade al suolo e il re comincia a manifestare segni di follia. Ma la corona viene prontamente raccolta da Abigaille che si autoproclama regina a difesa delle sorti dell'Assiria.
Abigaille, seduta sul trono accanto alla statua d'oro di Belo, nei giardini pensili di Babilonia, riceve l'omaggio dei suoi sudditi. Il Gran Sacerdote di Belo le consegna la sentenza di condanna a morte degli ebrei, e la regina si finge incerta sul da farsi. All'arrivo del re spodestato – in camicia da notte e con lo sguardo smarrito – l'usurpatrice cambia atteggiamento e gli si rivolge con ironica arroganza, dando ordine di ricondurlo nelle sue stanze. Quindi lo avverte di essere divenuta la custode del suo seggio e lo invita perentoriamente a porre il regale suggello sulla sentenza di morte degli ebrei. Il vecchio re la accontenta, ma subito vede il nome di Fenena nell'elenco dei condannati; Abigaille, implacabile, afferma che nessuno potrà salvarla in quanto traditrice, e rivendica di essere anch'essa sua figlia. Ma il re ribadisce la sua vera condizione di schiava. Quasi non aspettando altro, la donna allora trae dal seno la pergamena che attesta la sua origine e la fa a pezzi. Il re, ormai tradito e detronizzato, nell'udire il suono delle trombe che annunciano l'imminente supplizio degli ebrei, chiama le sue guardie, ma esse giungono per arrestarlo, obbedendo alla nuova regina. Confuso e impotente, Nabucco chiede invano perdono ad Abigaille e invoca pietà per la povera Fenena.Sulle sponde dell'Eufrate gli ebrei, sconfitti e prigionieri, ricordano con nostalgia e dolore la cara patria perduta (coro: Va, pensiero, sull'ali dorate). Il Pontefice Zaccaria li incita a non piangere come femmine imbelli e profetizza una dura punizione per il loro nemico: il Leone di Giuda sconfiggerà gli assiri e distruggerà Babilonia.
Nabucco si sveglia da un incubo udendo alcune grida e, credendole segnali di guerra, chiama i suoi prodi a raccolta per marciare contro Gerusalemme. Tornato in sé, all'udire altre voci che ripetono il nome di Fenena, egli si affaccia alla loggia e vede con orrore la figlia in catene. Disperato, corre alla porta, tenta invano di aprirla e infine, rendendosi conto di essere prigioniero, cade in ginocchio e si rivolge al Dio di Giuda invocando il suo aiuto e chiedendogli perdono. Come in risposta alla sua preghiera, sopraggiunge il fedele ufficiale Abdallo con un manipolo di soldati, restituendogli la spada e offrendosi di aiutarlo a riconquistare il trono.Nei giardini pensili di Babilonia passa il triste corteo degli ebrei condotti al supplizio. Zaccaria conforta Fenena e la fanciulla si prepara a godere delle gioie celesti. L'atmosfera mistica è interrotta dall'arrivo di Nabucco che, alla testa delle sue truppe, ordina di infrangere la statua di Belo. Miracolosamente, «l'idolo cade infranto da sé»: tutti gridano al «divino prodigio». Nabucco concede la libertà agli ebrei, annunzia che la perfida Abigaille si è avvelenata e ordina al popolo d'Israele di costruire un tempio per il suo Dio grande e forte, il solo degno di essere adorato. Mentre tutti, ebrei ed assiri, s'inginocchiano invocando l'«immenso Jehova», entra Abigaille sorretta da due guerrieri: la donna confessa la sua colpa e invoca il perdono degli uomini e di Dio prima di cadere esanime. Zaccaria rivolge a Nabucco l'ultima profezia: «Servendo a Jehova sarai de' regi il re!».
La parte di Abigaille è una delle più impervie che Verdi abbia composto per la voce di soprano: richiede un soprano drammatico di inusitata potenza e flessibilità e buone agilità; il ruolo impone anche difficoltà tecniche rilevanti (do sovracuti da emettere scoperti a voce piena o in pianissimo, trilli di forza, salti d'ottava considerevoli, attacchi sulle note gravi, tessitura onerosa), funzionali a mettere in luce il carattere iracondo della principessa. Tra le più celebri Abigaille spiccano Maria Callas, Anita Cerquetti, Elena Souliotis, Ghena Dimitrova, Maria Dragoni, Marija Hulehina e, recentemente Ekaterina Metlova (che ha interpretato con successo tale ruolo nel 2015 all’Opera de Oviedo, nel 2016 alla Deutsche Oper Berlin, nel 2017 all’Oper Stuttgart e nel 2018 ancora alla Deutsche Oper Berlin).
Il ruolo della figlia legittima di Nabucco, richiede invece una voce di mezzosoprano morbida e ben calibrata dal timbro brunito. È stato un ruolo interpretato finora da vari mezzosoprani celebri quali Giulietta Simionato, Fiorenza Cossotto e Lucia Valentini Terrani.
La partitura di Verdi prevede l'utilizzo di:
Da suonare sul palco:
«Posto in musica e umilmente dedicato a S.A.R.I. la Serenissima Arciduchessa Adelaide d'Austria il 31 marzo 1842 da Giuseppe Verdi.»
Presso il Museo Teatrale alla Scala è conservata una versione solo corale delle due famose pagine. Trascritta come omaggio alla Nobildonna Emilia Morosini (datata marzo 1842) questa versione per solo coro differisce solo in piccolissime varianti da quella contenuta nel manoscritto completo dell'opera. Innanzitutto, come già fatto notare da Roger Parker, vi compare la lezione Va pensiero sull'ali dorate, mentre il manoscritto completo riporta "ale dorate". Inoltre, il celebre Va pensiero termina con un crescendo invece che con il tradizionale diminuendo.